“Chi siamo, che cosa facciamo, dove andiamo? Questi gli interrogativi dell’Umanità.
La risposta è dentro di TE.
E però è sbagliata.” Corrado Guzzanti
Oggi è uno di quei giorni, di quelli che non ti viene bene niente che niente torna, niente risulta comprensibile, quei giorni che hai troppi pensieri per la testa.
Pensieri sbagliati.
Mi pento. Sì, mi pento delle mie scelte, dei miei principi obsoleti e della mia strategia di vita assolutamente non funzionale. Ho un gene malato che mi fa credere di essere lucida e che mi incita allo scrupolo ed alla serietà. Si lo so, è molto malato. Ma non voglio dare la colpa al gene e cercare un facile alibi.
Lo ammetto. Sono sbagliata per intero. Inadatta al mercato (oggi la vita si chiama mercato). Fuori tempo, fuori misura, fuori di ogni logica contemporanea di efficacia e successo. Ho studiato tanto. Ma erano le cose sbagliate da studiare.
E visto che non trovo una ricetta da proporre e non trovo un bilanciamento di sapori che mi soddisfi e soprattutto non trovo pace, decido di sfogliare, per rilassarmi, libri e riviste. Hai visto mai che mi viene un’ispirazione?
Quella pubblicazione che mi piaceva tanto non la compro più da quando non fa che ripetere allo stremo sempre le stesse cose, a volte le veste di nuovo a volte usa persino le foto vecchie. Guardo i numeri passati che ho collezionato e mi dico “peccato”. Nonostante tutto la rivista va alla grande, si vede che punta sulla memoria corta.
Cerco una nuova testata ma inorridisco davanti all’ultimo “grande segreto” di una star-cuoca tv del momento. Ella ci insegna come fare una crostata furba infatti farcisce il fondo con la marmellata, poi forma la griglia su carta forno e dalla carta la fa scivolare sulla torta. Non capisco perché non faccia la griglia direttamente sulla crostata e certamente non approvo che si cuocia la marmellata per un’ora (come sapete) ma soprattutto trovo esilarante immaginare l’operazione di far scendere la griglia dalla carta forno sulla torta. Dovrebbe posizionarsi simmetrica e perfetta nella teglia ma non finirà per ammucchiarsi schifosamente da una parte? Indirei all’istante un concorso a premi per vedere chi riesce nell’impresa.
Ma forse sono solo io che non lo so fare. E non lo voglio fare. Avessi studiato le cose giuste!
Vabbè, sai cosa? Mi do a letture più sofisticate ed elevate come questi bellissimi book molto, molto delux. Profiterol. Bellino, l’ho messo anche nel programma del corso. Però che io sappia la pasta a choux è fatta in modo che gonfi formando delle palline perfettamente vuote. Perché qui si dice di svuotare i bignè della pasta cruda con un cucchiaino???? Il finale lo leggo tre volte ma purtroppo dice davvero di fondere il cioccolato e poi glassare con questo i bignè. No, non si tempera. No, non si fa una ganache. Si, è come qualcuno sta pensando: un grumo di cioccolato opaco e duro su bignè malcotti (ma svuotati).
Ma un errore può capitare.
Vediamo un’altra ricetta.
Ohhhhh, le portoghesi pasteis de Nata, chi le conosce? Chi le conosce sa che sanno di paradiso e sa che sono buone ovunque ma quelle della pasticceria di Belem a Lisbona viaggiano venti metri sopra il cielo di tutte le altre. La ricetta è segreta (te pareva). Ma la Grande Pasticcera (che non sono io) la sa, ovviamente. Basta fare una crema pasticcera, farcire le tartellette di sfoglia schiacciate in un modo davvero singolare e il gioco è fatto.
Ecco.
Su discovery ciannel!
Va bene….giriamo un po’ in rete.
Qui scopro che tutti, tranne me, sanno che meraviglia di dolcetti siano i Financier e ora lo sconforto è triplo visto che non li conosco come pasticcera, non li conosco benché abbia una seconda casa in Francia dove passo molto tempo (anche mangiando) e pur non conoscendoli mi sono arrogata il diritto di presentare la pasticceria francese nel nuovo corso franco-italiano per una scuola di Roma.
Allora....?
Allora in cucina, cacchio!!!
Però non so come dovrebbero venire…..
“Pronto, Flo?”
“Oui?”
“Senti, ma i Financier….come dovrebbero venire?”
“Oh, les Financiers” mi corregge subito la pronuncia e poi continua con il suo accento deliziosamente parigino, nasale e r –rullato “sai che non lo so. Non crrredo di averli mai manjiati. Sono dei dolscetti che andavano tanto…non so, negli anni scinquanta forse. Ma non si vedono nelle pastiscerie.”
“E infatti….”
“Non so…davvero. Di che sanno?”
Ecco.
Di che sanno mi chiede la più grande golosa e gourmandise di Parigi. Quella che ti fa una Bouche di Ermè su un piede e con una mano sola.
Ho sbagliato tutto e ancora non capisco dove. Lo intuisco. Ma il mio gene malato non mi consente di evolvere, guarire e finalmente condurre una vita adeguata ed in linea con strategie che abbiano un senso.
Intanto sai che? Pubblico la VERA RICETTA dei Financier (ammesso che esistano in natura ma anche chissenefrega). Sono belli, sono furbi, il nome suona bene e la foto è decente.
FINANCIERS
ingredienti
160g di farina di mandorle
125g di albume (circa tre uova)
200g di burro
250g di zucchero a velo
60 g di farina
Fate fondere e sobbollire lentamente il burro in un pentolino dal fondo spesso fino a che non si sarà formata una schiuma bianca che andrà a depositarsi sul fondo. Recuperate solo la parte trasparente del burro e lasciatelo freddare. Mescolate la farina di mandorle con lo zucchero, la farina e poi amalgamate gli albumi montati ed infine il burro fuso.
Versate l’impasto nei tradizionali stampini rettangolari od ovali ad un’altezza di un centimetro e mezzo circa. Cuocete a 180° per una mezz’ora.
*** FINANZIERI: Secondo una teoria il nome sarebbe dovuto al fatto che tale dolce fosse diventato popolare nel distretto finanziario di Parigi, la Bourse du Commerce. Wikipedia
Non so, mi sento arrabbiata per qualche motivo.
Truffata, offesa.
Non cerco consolazione.
Frasi di circostanza.
Solidarietà.
Il calendario dei miei corsi e questo. I corsi franco-francesi sono in via di pubblicazione da parte della LAR e partiranno a metà dicembre
Solo il lavoro dimostra il nostro valore.
Se ne abbiamo uno.