Magazine Società
Giovanni Passalidomenica 7 aprile 201 3Nonostante l'avanzare della crisi e le evidenti responsabilità di chi ha v oluto una costruzione europeacosì mal fatta, ogni tanto continuano a emergere v oci che difendono l'indifendibile euro. Uno degliultimi esempi è l'articolo recentemente apparso su queste pagine a firma del professor Solari, docenteuniversitario e consulente sulle tematiche delle risorse umane. L'articolo è interessante perché raccogliee mette in ordine tutti i più diffusi luoghi comuni a fav ore dell'euro, quegli stessi luoghi comuni che gliideologi interessati della finanza europea ci hanno propinato negli ultimi trent'anni, tanto da costruireun sistema dogmatico quasi inviolabile: chi osava contraddirlo veniva tacciato di ignoranza eculturalmente ghettizzato.La cosa che sconcerta è che la stessa minestra ci venga propinata ancora oggi, nonostante il fallimentodel progetto euro, nonostante l'evidenza della crisi, nonostante i numeri e i dati siano lì a raccontarcicome stanno le cose. Allora, come utile esercizio e come antidoto a non berci più acriticamente tuttoquello che gli esperti (o presunti tali) ci propinano, iniziamo a scorrere il senso logico di quell'articolo,confrontando man mano le argomentazioni proposte con i dati ufficiali e con la storia della crisi attuale(perché, essendo iniziata nel 2007, ormai una piccola storia si può raccontare).L'articolo inizia con la considerazione che “in questo momento, l’opinione pubblica sembra virarepesantemente verso una spiegazione monolitica dei problemi del Paese: è colpa dell’euro. In verità,questa affermazione si declina di v olta in v olta in modo specifico. Quindi, diventa colpa dei tedeschi edella Germania. Oppure si orienta a incolpare le banche d’affari e i presunti comitati segreti”. Ma c'èuna piccolissima omissione, una cosa forse non trascurabile: per circa dieci anni (1 992-2001) ci hannopreparato all'avvento dell'euro, per oltre sei anni (2001-2007) abbiamo vissuto con l'euro e in questolasso di tempo l'opinione pubblica si è bev uta tutte le opinioni e i pareri degli esperti che più spessocomparivano sui media, col risultato di essere stata sempre a stragrande maggioranza a fav oredell'euro. Da quando ha iniziato a cambiare opinione? Da quando c'è la crisi, ovviamente. Perché tuttiavevano sempre detto che grazie all'euro saremmo stati protetti dalle crisi, e ora invece l'euro sembraavere ingigantito una crisi che poteva essere tenuta sotto controllo.Il comportamento ondivago, incerto, ambiguo rispetto agli obiettivi che si era data la Banca centraleeuropea non ha fatto che confermare e rafforzare il sentimento di diffidenza della popolazione che hasofferto e continua a soffrire duramente per i morsi di una crisi di cui non si vede la fine. Il fallimentodella scienza economica ufficiale, quella al potere, quella dominante nelle riunioni delle principalibanche centrali del mondo e delle principali organizzazioni mondiali come il Fmi, è stato riconosciuto,ufficializzato, dichiarato apertamente. In un incontro di economisti organizzato dal Fmi nel 2011, ilpremio Nobel Joseph Stiglitz ha affermato che “non includere la finanza nei modelli macroeconomici èstato uno dei fallimenti più clamorosi. I nostri modelli semplicemente non ritraevano quello che stavasuccedendo”.Di fronte a questo fallimento dichiarato, cosa hanno fatto le istituzioni europee? Hanno forse cambiatodirezione? Hanno riformato la finanza? Hanno sostenuto l'economia reale? Niente di tutto questo, come ènoto. Anzi, sempre nel 2011 il Financial Stability Board (che poi verrà presieduto da Draghi, prima didiventare Governatore della Bce) avvisava della nuova eccessiva esposizione del sistema bancario versonuovi prodotti finanziari sintetici chiamati Etf. E di fronte alla crisi di numerose banche, per impedireche si diffondesse il contagio, cosa ha fatto la Bce? Ha stampato euro, in particolare tra la fine del 2011 el'inizio del 201 2: circa 1 000 miliardi di euro per proteggere gli investimenti sbagliati del sistemabancario. E per l'economia reale? Per le imprese? Per i servizi sociali? Tagli, solo tagli. E ci si meravigliase “l'opinione pubblica... si orienta a incolpare le banche d'affari”?Ma proseguiamo con le tesi dell'articolo in questione: “In primo luogo, va ricordato che il progresso verso…..is'
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