Magazine Società
di Mauro Bottarelli
...........Prendiamo in considerazione, per volumi e cifre, la sola Cina. Lo Stato è il principale azionista delle 150 industrie più grandi del Paese e ha, di fatto, il controllo di altre centinaia: di queste, la sola China Mobile, gestore telefonico statale, è un gigante con 600 milioni di utenti. Di più, le aziende a controllo statale - le cosiddette Soes (State-owned enterprises) - pesano per l’80% del valore del mercato azionario cinese e tre di loro compaiono nella classifica mondiale delle dieci imprese a maggior redditività, contro solo due europee. E l’ultima decade ha visto esplodere questi numeri: le 121 principali Soes cinesi hanno visto crescere i loro assets totali da 360 miliardi di dollari nel 2002 e 2,9 triliardi nel 2010 e, addirittura, durante il biennio 2007-2008 hanno goduto di un extra-boost, visto che in quel periodo l’85% degli 1,4 triliardi di dollari di prestiti bancari sono andati ad aziende a controllo statale.
Inoltre, anche aziende cinesi apparentemente private come la Lenovo godono in realtà di enormi finanziamenti da parte di organismi statali e di veri e propri favori, come l’acquisto da parte del governo di Pechino della divisione personal computer della Ibm per 1,25 miliardi di dollari nel 2004. Ci sono poi gli attivissimi e rapaci fondi sovrani, come la Safe Investment Company, che a dicembre 2011 controllava qualcosa come 568 miliardi di dollari, o la China Investment Corporation, con i suoi 410 miliardi. Insomma, una forza devastante contro cui nessuna azienda privata può concorrere, vista anche la capacità manipolatoria del governo cinese verso lo yuan e il suo potere di interdizione e ricatto politico. Un vero oligopolio, una dittatura che può “creare” interi settori, mentre i concorrenti privati possono solo sperare di poter “operare” negli stessi. Ecco chi sono i nuovi padroni, i masters del mercato, i motori della crescita in un mondo in perenne recessione.....................
P.S.2: Agenzia France Press: «Si allungano le mani della Cina sul settore energetico portoghese. Lisbona ha infatti annunciato di apprestarsi a cedere per 592 milioni di euro il 40% della Rete elettrica nazionale a una società cinese e a un’altra dell’Oman. In particolare, ha spiegato il ministro del Tesoro, Maria Albuquerque, la China State Grid pagherà 387 milioni di euro per il 25% di Ren mentre la Omani Oil verserà 205 milioni di euro per un altro 15%. Lo scorso dicembre il governo portoghese aveva già venduto per 2,7 miliardi di euro il 21,35% della società energetica nazionale Energias de Portugal al gruppo China Three Gorges nell’ambito del programma di dismissioni cui era stato condizionato il piano di aiuti da 78 miliardi di Fmi e Ue». A proposito.
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