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Finanza creativa, creare valore per i risparmiatori o manovre finanziarie per vendere strumenti privi di valore? I mutui subprime

Da Mrinvest

Finanza creativa, creare valore per i risparmiatori o manovre finanziarie per vendere strumenti privi di valore? I mutui subprimeSi è parlato molto di “finanza creativa”. Sono due parole entrate nel linguaggio comune, ma molti ancora non hanno ben capito di cosa si tratta.
Si è riusciti a far credere che la finanza potesse “creare valore” per i risparmiatori, facendoli diventare pù ricchi, magari in poco tempo. Molti hanno sognato di poter guadagnare ingenti somme senza fatica, lasciando che il denaro generasse altro denaro. Ma è proprio questo il significato di “finanza creativa”?
“Creare”, per definizione, significa formare qualcosa dal nulla. Quindi unendo l’aggettivo “creativa” a “finanza”, si ha l’idea che la finanza possa creare ricchezza dal nulla, per cui è possibile diventare ricchi acquistando uno degli “strumenti della finanza creativa”. Invece è dato ormai per certo che gli autori di questa abile azione di marketing hanno “creato” strumenti finanziari per guadagnare stipendi e bonus da favola.

Se andiamo a leggere la definizione che l’enciclopedia popolare Wikipedia dà di finanza creativa, ci rendiamo conto che si tratta di “ideare manovre finanziarie atte a migliorare situazioni compromesse”, “tese alla vendita di

strumenti privi di valore di mercato”. E ancora che “L’investitore non sempre è consapevole a sufficienza dei rischi dello strumento o del suo valore reale, ed è truffato dall’intermediario e dall’emittente”. Questa definizione la dice lunga sul significato di “finanza creativa”.
Fra i prodotti “creativi”, i più eclatanti sono senz’altro i mutui subprime, i quali hanno originato la crisi economica e finanziaria più nefasta e profonda del secolo dopo quella del 1929. Tutto cominciò nel 2007 e ancora oggi ne stiamo pagando le conseguenze.

I subprime sono mutui concessi a persone che non possono ottenere finanziamenti ordinari, perchè hanno avuto in passato problemi di debiti (pignoramenti, fallimenti, ritardi) o perchè non hanno sufficiente reddito per garantire il rimborso delle rate. I debitori subprime sono considerati ad alto rischio di insolvenza, per cui i prestiti hanno condizioni meno favorevoli rispetto ad altri tipi di prestiti, con alti tassi di interesse e spese elevate.
Dalla metà degli anni ‘90, le banche americane cominciarono a concedere mutui a questo tipo di clientela, come ispanici, afroamericani e immigrati in generale, credendo di fare una azione positiva estendendo l’accesso al credito a categorie svantaggiate. Hanno fatto pensare ad una azione meritoria e positiva, ma in realtà lo scopo delle banche era di ottenere profitti immediati. Ma non bastava concedere semplicemente credito, perchè la “finanza creativa” è andata oltre, ha pensato bene di procedere alla “cartolizzazione” dei mutui. In pratica, hanno emesso delle obbligazioni, “garantite” dai mutui subprime, che le banche hanno venduto ai risparmiatori o collocato nel portafoglio dei loro fondi o venduto a banche estere, estendendo quindi il rischio in tutto il mondo. In pratica se ne sono lavate le mani, perchè le obbligazioni non sono titoli garantiti in caso di fallimento dell’emittente, e i titoli subprime non erano garantiti dalla banca, ma dai mutui. Per cui, se il mutuo non viene pagato e se è dichiarata l’insolvenza il capitale viene perduto.

Per le banche è stata una grossa speculazione, perchè hanno concesso mutui ai disoccupati senza chiedere rimborsi e interessi per due anni. Il giorno dopo hanno venduto i mutui ad una società specializzata incassando il valore attuale delle rate future, e poi collocando sul mercato obbligazioni dalle quali hanno ottenuto profitti. Con i soldi raccolti dai risparmiatori hanno comprato altri mutui, creando così un meccanismo in cui nessuno si preoccupava del rischio. E alla fine della catena c’è il povero risparmiatore o un’altra banca che vuole speculare investendo in titoli ad “alto rendimento”, senza tenere conto che sono anche ad “alto rischio”. Se non è questa “finanza creativa”!

Potremmo parlare anche degli scambi swap, delle opzioni derivate call e put, dei covered warrant e dei certificate, con i quali è possibile perdere tutto il capitale investito. Ma, vista la complessità tecnica di questi prodotti, di scarso interesse per i “normali” risparmiatori, ci asteniamo dal descriverli e commentarli. Raccomandiamo solo di starne alla larga. Più conosciute sono le index linked, delle quali abbiamo già parlato.


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