È da metà novembre che in Grecia e in Italia abbiamo due governi tecnici, i primi imposti dalle autorità europee. La crisi, prima finanziaria, poi economica, ha costretto questi due paesi, con gravi squilibri nei bilanci, a chiedere sacrifici al popolo.
Sia l'Italia che la Grecia sono state caratterizzate dall'enorme e incontrollata spesa pubblica che ha poi inciso pesantemente sulla tassazione dei cittadini, sul conseguente aumento dell'evasione fiscale e il progressivo aumento del rapporto debito/pil.
Gli enormi rapporti debito/pil dei paesi hanno quindi costretto i due paesi a varare misure di austerità. Possiamo però dire che la Grecia è stato il primo esempio di come l'austerità in crisi economica sia del tutto fallimentare.
Le prime misure di austerity derivano dall'obbligo di restituzione del denaro prestato dalla Troika nel maggio 2010, un così detto "piano di aiuti" da 110 miliardi di euro. Questi "aiuti" hanno costretto il governo di Papandreou a varare le prime misure di austerity, ovvero l'obbligo di sacrificio per i cittadini al fine di ripagare i debiti contratti.
Queste misure sono state attuate tramite tagli per oltre 30 miliardi di euro che hanno portato all'aumento della disoccupazione, all'aumento della tassazione e all'aumento dell'evasione fiscale. In più, a settembre 2011 abbiamo assistito alla tassazione degli immobili per recuperare 2,5 miliardi di euro per accedere ad un'ulteriore tranche di aiuti da 8 miliardi di euro. Tutto ciò è stato totalmente fallimentare in quanto i mercati finanziari hanno continuato a vendere debito greco sui mercati rendendo sempre più difficile la vita ai greci.
Papandreou, prima delle dimissioni, propose un referendum per il nuovo piano di aiuti (se così si possono chiamare) ma l'Europa lo costrinse al dietrofront. Il premier si dimise e si formò un governo di unità nazionale presieduto dall'ex vice presidente Bce Lucas Papademos.
Con Papademos stiamo assistendo ad una seconda mattanza del popolo greco. Le prime misure di austerity hanno portato a: disoccupazione a ridosso del 20%, aumento dei suicidi di oltre il 40%, disoccupazione giovanile al 50% e all'aumento dei poveri, arrivati ad essere il 30% della popolazione. Con le nuove misure di austerity a cosa dovremmo assistere?
In Italia la situazione è molto simile a livello macroscopico ma, fortunatamente, sembra di stare in ritardo rispetto al popolo di Atene. Il governo tecnico presieduto da Mario Monti, ex banker ed ex commissario europeo, sembra attenersi al programma già attuato in Grecia. Nuove misure di austerity anche in Italia (siamo ancora alla prima, in Grecia stanno attuando la seconda), aumento della disoccupazione, della tassazione e dell'evasione fiscale.
Il rapporto debito/pil è molto alto e le previsioni sulla nostra economia non sono le più rosee, tant'è che si prevedono contrazioni del pil fino a fine 2012 con conseguente aumento del rapporto debito/pil. Le imprese emigrano in Svizzera dove ci sono agevolazioni fiscali per imprese che decidono di trasferirsi in quelle zone, in più, l'aumento della tassazione sulle case rischia di far scoppiare una bolla sui prezzi degli immobili.
Le misure varate non sono di certo volte alla crescita senza un appoggio di tipo fiscale, come agevolazioni o incentivi alle imprese. Il credit crunch non consente l'acquisto di case da parte della nuova generazione di lavoratori che, per avere un mutuo, sono costretti ad avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato con un salario più che cospicuo (seconda possibile causa di uno scoppio della bolla immobiliare?).
Una possibile soluzione sarebbe l'uscita dall'euro di questi paesi. Ciò non è possibile visto l'effetto catastrofico che avrebbe sui mercati e il così detto compimento dell'effetto sistemico. L'Europa farà di tutto pur di far rimanere gli Stati all'interno dell'euro e la Bce non potrà permettersi l'uscita di alcun paese dalla moneta unica.
Non sappiamo in ogni caso se l'Italia possa finire come la Grecia, prima bisognerà vedere cosa succederà in Portogallo e gli effetti sui mercati. In Italia, comunque, le misure adottate non sono volte alla crescita bensì allo schiavismo popolare e alla recessione.
A quanto pare, i veri governanti di questi paesi hanno sede a Francoforte.
di David Pascucci