Finanza sociale

Da Oichebelcastello


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FINANZA SOCIALE

L’idea di scrivere questo articolo è nata dall’acqua e come l’uomo la gestisce.
Ho trovato poi delle similitudini con il denaro.
Ci sono luoghi comuni e idee sulla gestione dei beni a disposizione dell’umanità e che si estendono anche a quelli inventati dall’uomo.
Il luogo comune ad esempio del livello medio dell’acqua nei fiumi.
La credenza è che il livello si sia abbassato perché l’uomo ne ha utilizzata molta e c’è carenza di acqua. Falso ! O meglio …non esatto !
In questo modo si potrebbe far credere che l’acqua è stata consumata e il livello non si rialzerà più.
Non è esattamente così.
L’acqua c’è, la quantità che si vede è minore per il semplice fatto che … è stata imprigionata nei tubi. La somma di tutte le canalizzazioni, acquedotti ecc. assomma a quantità enormi, difficilmente misurabili.
Quindi l’acqua c’è, ma non è più accessibile.
Tutte le volte che l’uomo ha una carenza di un materiale si dovrebbe domandare come questo è stato gestito.
Per il denaro sta succedendo la stessa cosa.
I nostri nonni tenevano il “gruzzolo” sotto un mattone o cucito in un materasso, spesso non si fidavano nemmeno delle banche.
C’erano pochi soldi, ma se ce n’erano, un solo luogo dove trovarli ; era facile.
I luoghi sono aumentati, e quindi carte di credito ricaricabili, crediti telefonici, conti correnti, c/c postali e dossier titoli con dentro fondi, gestioni patrimoniali, sicav, poi chi crede di capire qualcosa in finanza si avventura in acquisti di azioni estere, covered warrant, obbligazioni corporate, bond, emessi in euro o valute estere.
Il denaro c’è, ma si sparge a macchia d’olio, da un lato si riduce il rischio che qualcuno ci sottragga il gruzzolo, dall’altro è abbastanza complicato tenerlo sotto controllo.
Ecco che siamo arrivati alla frutta, le banche ormai tendono a zero la remunerazione del c/c. Se negli anni 70 potevano lucrare sul differenziale di tutto rispetto tra il denaro in deposito e quello prestato, ora la forbice si è ridotta di molto. In Giappone questo succede da decenni.
Cosa si sta sviluppando anche in Italia ?
La finanza sociale, vorrei definirla Etica, ma le etichette mi piacciono poco. Bisognerebbe prima definire cosa è etico. Mi permetto di illustrarvi una rapida carrellata storica.
Un personaggio famoso è Muhammad Yunus con tanto di premio nobel riconosciuto nel 2006 per la creazione di un sistema di microcredito e per la fondazione della Grameen Bank nel 1976.
Lessi un libro di Junus molti anni fa, c’era il racconto della Grameen Bank con una situazione di estrema povertà in India. Il modello si diffuse poi in almeno 20 paesi in via di sviluppo.
Di sicuro quello fu un modo per far ripartire certe attività.
Il microcredito potrebbe diventare una modalità per favorire sviluppo o limitare le sacche di povertà che si diffondono sempre di più anche nel nostro paese.
Chi non ha accesso alla Banche, chi è costretto a ricorrere alla malavita organizzata o agli strozzini.
Più di recente mi sono capitati libri di Fatema Mernissi che raccontano di una gioventù marocchina che non va in depressione, naviga nel tempo e dal passato prende ciò che è necessario per inventarsi un futuro. In questa società il microcredito è diffuso e la “rete” funziona e dà sostegno a chi ne ha bisogno.
Capita anche da noi che persone necessitino per brevi periodi di piccole somme anche solo per riparare l’auto, o lavori straordinari alla propria casa.
Non dovrebbe sussistere vergogna per un cittadino italiano nel prestare denaro a chi ne ha bisogno usando i canali del microcredito. Non dovrebbe essere vergogna chiederlo per coloro che ne hanno bisogno.
Certe volte è dura ripartire da zero, ma diciamoci anche solo per farci un po’ di coraggio che allora potremo ripartire da TRE !
In rete per chi volesse approfondire queste le realtà che “sembrano” più conosciute dai motori di ricerca.
– Magverona (Mutua Autogestione)
– Etimos Foundation (altra realtà etica con attività in Italia a partire dal terremoto in Abruzzo)
– Banca Popolare Etica (nata dopo l’esperienza dei Mag)
Questi canali di microcredito non sono abbastanza diffusi, forse poco conosciuti. Forse manca solo un po’ di informazione.
Se riuscissero a diffondersi, occorre siano accompagnati da una sorta di certificazione che ne attesti l’estremo valore sociale. Chi li distribuisce e anche chi li userà sarà quindi consapevole della sua grandissima utilità sociale.


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