Tuttavia la signora omette di indicare la fonte dei finanziamenti necessari a farmi recapitare la lettera elettorale. Tali costi non devono essere irrilevanti, visto che, presumo, la lettera sia giunta a tutti i cittadini elettori. Diciamo che, compreso la stampa, la busta, le spese di segreteria e l'affrancatura agevolata, si tratta di circa 50.000 euro e arriviamo finalmente alla questione per la quale è assolutamente necessario sapere da dove arrivano tali soldi. Ci sono tre possibilità.
- I soldi arrivano dai rimborsi elettorali al partito della signora Celesti. In questo caso io pago ad un estraneo le spese affinché questi mi spedisca una lettera non richiesta. La situazione paradossale evidenzia come la cosa sia insostenibile.
- I soldi arrivano da un finanziatore privato. Anche in questo caso mi è necessario sapere la fonte perché se arrivano per esempio da una delle tante società edili-immobiliari che aspirano alla valorizzazione di aree degradate mi sento autorizzato a dubitare che il futuro sindaco riesca a " fermare la cementificazione e lo sfruttamento del territorio".
- I soldi arrivano dal patrimonio personale della dottoressa. A questo punto diventa necessario sapere quale quota di tale patrimonio rappresentino le spese elettorali, per poter giudicare il grado di ambizione del candidato e la sua necessità futura di rientrare dalle spese.
- Il finanziamento pubblico può essere possibile e utile alla democrazia, ma occorre regolamentare non solo la dettagliata trasparenza delle spese, ma anche la tipologia delle stesse, agevolando quelle che consentano una comunicazione pubblica ed un reale confronto con i cittadini.
- I finanziamenti privati devono essere completamenti non dichiarati ma anche resi pubblici.
- I redditi e i patrimoni di candidati ed eletti devono essere pubblici.
La faccenda quindi non ammette soluzioni semplicistiche.





