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FINANZIARIA REGIONALE E DIRIGENTI PARTECIPATE - L’obiettivo del Consiglio Regionale della Campania è di dar vita allo spoil system per i dirigenti delle partecipate regionali
Creato il 15 aprile 2013 da Ciro_pastoreFINANZIARIA REGIONALE E DIRIGENTI PARTECIPATE L’obiettivo del Consiglio Regionale è di dar vita allo spoil system per i dirigenti delle partecipate regionali
Come si sa, la Giunta Regionale, nelle more dell’approvazione della nuova programmazione finanziaria, è stata costretta a richiedere, per il periodo dal 1° gennaio al 28 febbraio 2013 (poi prorogato al 30 aprile), l’esercizio provvisorio della proposta di Bilancio 2013. Proprio in queste ore, peraltro, il Consiglio Regionale si è riunito per discutere di una Finanziaria Regionale quanto mai controversa. Le difficoltà a trovare “la quadra” sono l’ulteriore dimostrazione che le difficoltà economiche della nostra Regione stanno facendo emergere, con sempre maggiore evidenza, le difficoltà politiche di una maggioranza che appare sempre più disgregata.
Tra le norme contenute nella Finanziaria 2013, c’è da segnalare l’art. 3 che fa riferimento al trattamento economico e normativo dei dirigenti regionali (anche delle partecipate come EAV). L’obiettivo è assicurare il conseguimento degli obiettivi di risparmio, riduzione dei costi e razionalizzazione della spesa pubblica, nonché la revisione organica della materia dei compensi a carico delle società pubbliche partecipate controllate dalla regione. Pertanto, la norme contenute nella Finanziaria 2013, daranno la possibilità alla Giunta Regionale di disciplinare, mediante delibera di natura non regolamentare, l’entità dei compensi spettanti ai componenti gli organi di amministrazione e ai dirigenti, prevedendo criteri di differenziazione del trattamento in ragione della dimensione e della complessità societaria.
Come si vede, la Finanziaria prova a mettere ordine nella giungla dei trattamenti economici dei dirigenti, anche se, ovviamente, le disposizioni della delibera, di cui sopra, si applicheranno alle cariche e agli incarichi dirigenziali conferiti o rinnovati successivamente alla data della sua eventuale entrata in vigore. In sostanza, nonostante gli emendamenti siano sempre possibili, sembrerebbe che l’applicazione dello spoil system ai dirigenti di nomina regionale o dipendenti da aziende/enti regionali stia per diventare realtà.
Il ruolo da sempre svolto dai dirigenti, che dovrebbe essere di cerniera tra l’indirizzo politico e la sua attuazione, nella realtà quotidiana ha mostrato quanta difficoltà esista nel contemperare esigenze in sé difficilmente conciliabili. Il dirigente è sempre tra due fuochi: da una parte, per provare ad essere indipendente ed imparziale, egli dovrebbe essere libero da pressioni o condizionamenti; per altro verso, egli dovrebbe essere capace di lavorare in stretta interazione organizzativa con i rappresentanti – diretti o mediati – della sovranità popolare.
E’ a tutti evidente, peraltro, che la semplice affermazione dell’esistenza del principio di distinzione delle competenze non è stata sufficiente a garantirne la reale effettività, visto che sono cronaca quotidiana gli innumerevoli casi di totale asservimento al potere politico che li nomina da parte di molti dirigenti.
Esiste indubbiamente una difficoltà nel mantenere un giusto equilibrio tra la durata dell’incarico e l’idoneità della stessa a garantire, non solo l’effettiva attuazione dei compiti, ma anche e soprattutto che questa avvenga senza pressioni indebite da parte dell’organo politico.
Lo spoils system, pur se giustificato dalla volontà di rispondere meglio alle esigenze di flessibilità e di mobilità dei vertici dirigenziali, finisce tuttavia per determinare la trasformazione graduale del dirigente da figura specialistica a figura generalista, essendo evidente che, se da un lato la rotazione e la mobilità favoriscono l’arricchimento della professionalità del dirigente, dall’altro ne ostacolano l’utilizzo per un lungo periodo nella medesima struttura operativa e, conseguentemente, il consolidarsi di una sua competenza specifica.
Insomma, nella possibilità di addivenire ad un più facile “allontanamento” dei dirigenti aziendali esistono molti pro ma anche qualche contro che andrebbero analizzati con maggiore attenzione, ma non è questa di certo l’occasione per farlo.
Rimane certo che l’art. 3 della Finanziaria Regionale 2013 al comma 4, puntualizza che dall’entrata in vigore della stessa, il rapporto di lavoro dei dirigenti delle società partecipate dovrà essere regolato come un contratto di diritto privato, di durata non inferiore a 3 e non superiore a 5 anni, rinnovabile, stipulato in osservanza delle norme del Titolo Terzo del Libro Quinto del codice civile. Questo in soldoni vuol dire che non ci saranno tutele particolari se non quelle che il codice civile riserva a tutti i lavoratori dipendenti.
Ma quello che è ben più interessante è che anche i contratti dei dirigenti delle predette società già in corso, nel caso in cui fossero stati stipulati con aziende interessate da processi di riorganizzazione (anche a seguito di operazione di fusione o di scissione, come nel caso di EAV), saranno risolti automaticamente dal momento della definitiva approvazione dei piani industriali o di riorganizzazione da parte del socio.
Ciò vorrebbe dire che tutti i dirigenti di EAV sarebbero in questo momento sub iudice, a meno che non si possa intendere come rinnovo la recente firma delle modifiche ai contratti individualmente sottoscritta a seguito della “autodercutazione” retributiva che sarebbe avvenuta qualche settimana fa. Ma, come sempre, per capire quali saranno gli effetti delle, dovremo attenderne la reale approvazione e la loro specifica e definitiva applicazione.
Il Signore degli Agnelli
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