«Pensavo - ha spiegato - che la mia spinta creativa si fosse esaurita, avevo perso la bussola e decisi di inseguire altre strade passando dal fado al blues, dall’omaggio a Vysotsky alla musica classica con l’incredibile l’esperienza di entrare alla Scala di Milano».Tutto è cambiato in quei tre giorni dell’ottobre 2012 in cui, insieme con la Band (al secolo Marco Lamagna, Paolo Gambino, Claudio Arfinengo e Giuvazza) non entrò in una sala prova della Torino operaia per «vomitare le idee – racconta presentando il disco uscito ieri su etichetta Universal - poi germogliate nella primavera del 2013, in coincidenza con una mia tempesta ipertiroidea che mi fece diventare un “fibrillante”». Da qui il titolo del disco di inediti, che è anche quello del testo del brano omonimo, cronistoria dell’ipertiroidismo e della fibrillazione atriale della quale l’artista milanese è stato vittima fino alla cardioversione elettrica. Tutto il resto del disco, invece, è frutto della collaborazione di Max Casacci, che lo ha prodotto, della Band, di Gigi Giancursi e Tommy Cerasuolo dei Perturbazione, di Manuel Agnelli degli Afterhours e di Patrizio Fariselli che suona il piano nell’assolo di Me ne vado, «brano micro conferenza che chiude il nuovo lavoro». Una micro conferenza di economia che riassume il senso di Fibrillante.
«Un disco di lotta nella quale mi chiamo dentro – sottolinea -. Trovo che i compensi di uno come Marchionne sono assolutamente osceni, che c’è un’assurda disgustosa ricchezza di pochissimi buttata in faccia agli altri. Così come trovo osceno e perverso spendere 12.000 euro per una borsetta. Stiamo vivendo un nuovo Medioevo che deve essere combattuto, con pochi prìncipi che detengono la ricchezza e tutti gli altri ridotti a servi della gleba». Come? «Con qualcuno che organizzi la voglia di rovesciare tutto, ma a livello globale. Ci vuole un nuovo Gandhi o Mandela. Colui che più ci si avvicina, anche se puòsembrare strano sentirlo dire da me, è papa Francesco, la figura più rivoluzionaria della nostra epoca».
Fibrillante, però non è solo un disco di lotta. Capita, infatti, che la rabbia di Come Savonarolao Me ne vado, lasci il palcoscenico alle emozioni di Cadere sognare, ispirata da un disoccupato sardo, e Storia di Franco che getta uno sguardo sulle difficoltà dei padri separati.
Quest’ultima canzone, spiega Finardi «ènata di getto dopo l’incontro scioccante con un ex discografico con la vita devastata dalla separazione. Non è un brano polemico, ma una riflessione sugli uomini che subiscono con una perdita di senso, ruolo e dignità il cambiamento dei rapporti tra uomo e donna».Donne ben rappresentate in questo album nel quale «le canzoni al maschile sono tutte incazzate e quelle al femminile rassicuranti e calde».
«Trovo che gli uomini a una certa età si trovino ad avvizzire, mentre le donne, se accettano il passare del tempo senza cadere nella trappola del “canotto”, si accendano di una luce interiore straordinaria che vedo in mia moglie, che vedevo in mia madre e nella sua amica Emma, che oggi ha 102 anni, che vedevo in Rita Levi Montalcini», dice parlando di Lei s’illumina. Mentre con Le donne piangono in macchina, l’altra canzone al femminile, scritta dieci anni fa con Vittorio Cosma, Finardi entra nell’animo profondo dell’altra metà del cielo e nell’«incapacità di molti uomini di riuscire a rivolgere alle donne quelle parole che permetterebbero loro di risplendere».Argomenti tutti molto seri che si alleggeriscono quando Finardi si mette a parlare dei rapper, «gli interpreti della musica ribelle contemporanea», e del suo divertimento a «“freestylare” inventando rime dure» mentre sta in auto; dei talent show, «spettacoli televisivi che dimostrano come la cultura musicale italiana sia al collasso», e dei suoi post su Facebook che non tralasciano le foto di torte appena sfornate. «Ho scoperto – conclude - che se sviluppo una teoria sociologica prendo 8000 like, con una torta arrivo a 58.000»
@mariellacaruso
@volevofare
(Pubblicato quasi pedissequamente sul quotidiano La Sicilia del 29 gennaio 2014)