Ma di rielaborazione storica, e non solo di ricostruzione, si diceva. Ebbene, accanto ai personaggi realmente esistiti, Matteo Freddi racconta, con grande sfoggio della sua vena creativa, le storie incorciate di tre soldati: Marco Rosso, Ettore Sinibaldi e Niccolò Lanza. Presentatoci nell’antefatto dell’opera al momento della sua nascita, Marco Rosso, «nato mentre le campane della Chiesa suonano a festa», rappresenta il coraggio e la fedeltà alla cristianità. Divenuto adulto, combatterà contro Dragut al fianco di Gianandrea Doria e dei Cavalieri di La Valette (rosso anch’egli, nel mantello e nei vessilli). Ettore simboleggia invece il cinismo e la disillusione dell’uomo inaridito dalle troppe guerre: «Sono solo un mercenario qualunque pronto a lavorare per chi gli offre di più. Non combatto seguendo ideali», dirà di sé.
E, infine, c’è Niccolò. Un uomo semplice, un mercante di Messina, che diventerà soldato per vendetta e soprattutto per amore: sua moglie Eleonora, infatti, è stata rapita dai turchi. Amico di Federico de Toledo (figlio del viceré di Spagna Don Garçia de Toledo), Niccolò Lanza rappresenta la passione e la forza della disperazione («Finché morte non ci riunirà» è, non a caso, il suo disperato monito), e la sua storia personale consente all’opera di colorarsi di pathos.
In conclusione, pubblicato nel 2012 con Leonida Editrice e recentemente riedito con Youcanprint, Finché morte non ci riunirà di Matteo Freddi è una piccola perla, un romanzo breve nel numero di pagine ma capace di evocare, unitamente agli scenari cinquecenteschi, anche suggestioni, valori e sentimenti universali. Amore, odio, vendetta, invidia, amicizia e nostalgia, che fanno di quest’opera una piccola Bibbia.
Andrea Corona
Matteo Freddi, Finché morte non ci riunirà, Youcanprint, 134 pp., 10 euro