Henrik Rodakowski, Roses
Chi lo direbbe che l'anno è appena cominciato?
Appena cominciato eppure già pesa, in certi giorni lenti, col buio, ancora, che arriva troppo presto, con le fatiche della settimana, del mese, accumulate sulle spalle.
Rientri sempre troppo tardi a casa, non hai voglia d'altro che di riposo, di letto, di stenderti e lasciar vagare la mente. Così: senza dormire, né pensare, né fare.
Il cappotto, la sciarpa, i guanti, la borsa. E poi le scarpe, il vestito....il tuo corpo: tutti abbandonati così, a terra, uno sull'altro, uno dopo l'altro.
Il gusto, per un attimo, mezz'ora, un'ora, una notte, forse, dell'abbandono, del non dover raccogliere e sistemare, del lasciare che sia il corpo a comandare a mente, a cuore, ad abitudini e a dovere.
Qualcosa di bello, forse, riaffiora del lago scuro della stanchezza; qualcosa lasciato dal giorno appena trascorso. Un ricordo, un sorriso, un sapore, un odore.
Una musica di quelle che ti si piantano saldamente nel retro della mente, di cui non puoi fare a meno per un giorno intero, sentita chissà dove, canticchiata da chissà chi.
O un pensiero, un vago ricordo di quello che è pronto per il domani, al di là del muro morbido e avvolgente della notte.
L'attesa della prima festa non comandata dell'anno, pregustare (ma piano, senza che la gioia faccia troppo rumore o porti troppo scompiglio) un incontro, un volto.
La traccia di un fiore.