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Fini senza pudore. Parla di PDL monarchico e si fa acclamare Presidente di FLI da un plebiscito

Creato il 14 febbraio 2011 da Iljester
14 febbraio 2011 | Politica | Permalink

Fini senza pudore. Parla di PDL monarchico e si fa acclamare Presidente di FLI da un plebiscitoLa frase che mi ha lasciato maggiormente sgomento nell’intervento di Fini al Congresso di FLI è questa: «La politica non può attaccare frontalmente la magistratura». Come a dire, se la magistratura può attaccare frontalmente la politica, e i politici devono star muti come pesci, altrettanto non può fare la politica nei confronti della magistratura. Un concetto questo che rafforza l’idea di un potere dello Stato incriticabile, inattacabile, incesurabile e non soggetto ad alcun tipo di sindacato, salvo quello proprio. Insomma, Fini teorizza, come molti giustizialisti della prima e dell’ultima ora, la democrazia giudiziaria, dove il primo potere non è quello legislativo, bensì quello giudiziario, al quale gli altri poteri devono sottomettersi.
Un concetto politico decisamente inquietante, o forse (che è la teoria più realistica) banalmente strumentale all’attacco sferrato dal Presidente della Camera a Berlusconi. Ma v’è dell’altro a proposito del noto scandalo Ruby. O meglio vi sono altre affermazioni «deliranti» del presidente di FLI che mi hanno lasciato sgomento come ex finiano: «Siamo diventati lo zimbello del mondo occidentale», e aggiunge: «Occorre garantire ai magistrati di indagare». Poi bastona il Premier: «La sovranità popolare non significa impunità, infischiarsene della Costituzione ed essere al di sopra della legge».
Il Presidente della Camera – come suo solito (prendendo il peggio della sinistra giustizialista e dipietrista) – ignora che essere zimbelli del mondo significa anche avere un Presidente della Camera che non ha ben spiegato come un appartamento che apparteneva al proprio partito del quale era il capo sia finito nelle mani del cognato a un prezzo stracciato. Inoltre, è pur vero che occorre garantire ai magistrati il potere di indagare (e infatti non mi pare che Boccassini, Sangermano e Fiorillo, stiano trovando grandi ostacoli alla loro indagine), ma è anche vero che non esiste allo stato alcun tipo di impedimento. Mi pare anzi che i suddetti magistrati se ne siano fregati altamente di quello che ha decretato la Giunta per le Autorizzazioni a Procedere, andando diritti per la loro strada e presentando la richiesta di rito immediato contro Berlusconi. Insomma, se così è, di che garanzia parla Fini? Ovviamente, quella peggiore per ogni democrazia: il bavaglio. Il divieto di parlare e di protestare. Il silenzio sull’opera dei magistrati, anche quando questa è considerata ingiusta. E questo atteggiamento, caro Fini, non è una bella cosa per un leader che si vuole contrabbandare per liberale e di centrodestra (dove, poi, vorrei capirlo, visto il programma politico mutuato direttamente dal radicalismo di Della Vedova).
Ma Fini non si occupa solo di giustizia. Cerca di rompere l’asse tra Berlusconi e Bossi, allettando quest’ultimo con il federalismo in cambio della riforma elettorale. Perché Fini – dopo che ha votato la riforma che oggi odia – vuole una legge elettorale nuova che abbassi o elimini lo sbarramento e garantisca alla sua truppa la presenza perenne in Parlamento, anche se il suo partito sarà destinato ad avere una manciata di voti: quello suo, dei suoi famigliari, e dei suoi tre colonnelli.
Ma il paradosso maggiore (che sa persino di comicità) è l’aver ammesso che lui è stato eletto anche grazie ai voti di quelli di Forza Italia. Ma non vi sembra un’affermazione assurda? Fini? Sveglia! PDL! Non Forza Italia. I voti li hai pure presi dagli elettori di AN che oggi non sono con te (la stragrande maggioranza), e che oggi ti considerano una sorta di traditore del partito e della memoria del MSI! Non puoi arrogarti l’eredità di Alleanza Nazionale, perché quell’eredità – anche per riprendere le parole di Pietrangelo Buttafuoco – sta dentro il Popolo Delle Libertà e non in Futuro e Libertà, destra tarocca e taroccata!
Infine, la sfida a Berlusconi. Una sfida che il Presidente della Camera chiaramente fa con la consapevolezza del suo mero significato retorico. Chiede furbescamente a Berlusconi di dimettersi con lui. In altre parole, invita il Premier a rimettere il mandato di Presidente del Consiglio, e lui farebbe altrettanto con quello di Presidente della Camera, consapevole di macinare solo becera retorica a beneficio dei suoi spettatori. E di fatti, poi si risponde: «Ma non illudiamoci, Berlusconi non si dimetterà. E qui è la differenza: se lui non sta a palazzo Chigi ha qualche problema che invece noi non abbiamo se stiamo o meno alla Camera». In altre parole, attingendo a piene mani dal bieco politicismo giustizialista, sostiene che se Berlusconi non molla Palazzo Chigi è perché ha i suoi problemi. Mentre a lui di lasciare la Presidenza della Camera non gli cambia la vita.
Ecco, appunto! Non ti cambia la vita, caro Fini. E allora che aspetti? Dimettiti, tenendo presente che se Berlusconi è a Palazzo Chigi, ci sta perché è stato eletto per quella funzione e c’è una maggioranza che lo sostiene. Invece tu, caro ex camerata, alla Presidenza della Camera ci stai perché sei stato nominato tale dal Popolo Delle Libertà contro il quale ti sei rivoltato contro! E se fosse stato possibile sfiduciarti per questo, a quest’ora saresti stato rimosso dallo scranno che occupi. Per te il 14 dicembre sarebbe stata la piena disfatta!
Chiaro è che davanti a questo leaderismo da quattro soldi, pare acclarata definitivamente una cosa: il carisma non è acqua. E con il carisma, la coerenza. Ma Fini nel congresso costitutivo di FLI ha tentato di non far passare entrambi per tali. Un venditore di automobili usate senza filtro antinquinamento avrebbe indubbiamente saputo fare di meglio!

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Autore: Il Jester » Articoli 1379 | Commenti: 2235

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Tags: berlusconi, casini, centrodestra, congresso fli, destra, Fini, fli, futuro e libertà, Gianfranco Fini, presidente della camera, rutelli, terzo polo
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