Il museo del violino stecca. È stata una spesa finora ingiustificata. Non si vede la pubblica utilità. Non si capisce la medaglia d’oro per un bar, un salotto, un auditorium quando il Ponchielli esiste e altre soluzioni meno faraoniche si potevano scegliere. I violini stavano bene dov’erano. Nell’insieme non si comprende la cattedrale di Arvedi se non per fini politici, di cui nulla importa qui. Si parla tanto dei violini delle vanità per far propaganda, retorica e fingersi grandi. Ci vorrebbero istituzioni che funzioni e trattano con dignità tutti i cittdadini, aiutando tutti nel modo corretto, secondo norme e umanità. Così non è. Cremona resta la città del privilegio, delle chiesuole, delle parrocchie e parrocchiette e delle sviolinate stonate. Stiamo bene senza sprechi abnormi di quel tipo.
Il Museo del Violino è in perpetua inaugurazione nel corso della quale si
distribuiscono premi e cotillons ai prestigiosi appositamente invitati sul
posto perché sulla stampa esca una notizia in cui si parli del nuovo
mausoleo della liuteria locale. Non se ne può più di
politici, personalità, amici di Stradivari, esperti, collezionisti… e
mentre scorro l’elenco di tutte queste celebrità, ogni volta mi sfugge
qualcosa….: che se ne fa la città di tutto questo traffico di costosi
ospiti in Piazza Marconi? Dov’è il cremonese normale? Dove sono i nostri
liutai? In evidenza vedo il Sindaco, l’ex Sindaco con Direttrice, sempre
sorridenti, visibilmente soddisfatti poi leggo la dichiarazione del Dott.
Bodini: “Il valore del progetto friends of Stradivari è proprio nella
capacità di creare relazioni, scambi di competenze, occasioni di crescita.
Identità locale e realtà internazionali, ambiti di azioni differenti, dal
liutaio al musicista, dal collezionista allo studioso, permettono di
realizzare azioni di ampio respiro artistico e culturale nel segno della più
alta liuteria cremonese, classica e contemporanea” e mi chiedo se l’oggetto
del discorso è Cremona o un’altra città. Parlando con alcuni liutai, quelli
che ancora costruiscono i loro violini, mi raccontano della loro difficoltà
di entrare in contatto con i musicisti, i destinatari finali del loro
prodotto, e delle risorse economiche che devono impiegare, di tasca propria,
per andarli a “stanare” partecipando, quando possono, alle fiere
internazionali, ma allora questo intreccio di relazioni internazionali a chi
giova? e le occasioni di crescita per chi sono? Identità locale….alta
liuteria cremonese…contemporanea….con una scuola ridotta così? Con gli
sfoghi che si leggono nelle lettere di bravi liutai e le denuncie di alcuni
fatti incresciosi che non fanno certo onore all’artigianato d’autore?
Musicisti….a Cremona? E quanti sono? Forse sarebbe meglio pensare ad
azioni di respiro più contenuto ma più mirato, meno mostre e più fondi da
investire nei giovani perché si avvicinino alla musica e dalla musica agli
strumenti, meno pubblicazioni e più lavoro di contatti a servizio dei
liutai, meno collezionisti e meno studiosi di fama mondiale…che fanno il
proprio interesse e la cui presenza allieta solo un manipolo di ambiziosi.
Cremona avrebbe bisogno d’altro ma purtroppo la gente comune non è ancora un
argomento entrato in certi salotti buoni.