fiorello (Photo credit: elena_87)
Perché chi diventa famoso, anche per meriti evidenti e non solo grazie ad una sorte favorevole o ai buoni uffici di qualcuno, non ne approfitta per risparmiarci banalità, invece che offrirne un campionario quanto mai composito?
Chi diventa, spesso suo malgrado, oracolo, non prova a farne tesoro offrendo spunti di riflessioni anziché propinandosi amenità di qualsiasi genere?
Naturalmente i mass-media hanno le loro responsabilità, nel momento in cui fanno da eco a questa antologia di ovvietà. Insulsaggini che non troverebbero alcun diritto di cittadinanza se dette dal Signor Nessuno, ossia non da persone (attori, cantanti, showman…) che i media trasformano in personaggi. E dalla cui bocca ogni pensiero assurge al rango di dogma. Mi viene in mente l’edicola di Fiorello: ci fosse un altro qualsiasi ad animarla, non se la filerebbe nessuno. Al di là dell’idea singolare – il contenitore – il contenuto è spesso imbarazzante. Ma è Fiorello, quindi è tutto fantastico ciò che dice. (Nulla contro Fiorello, sia chiaro: è un ottimo artista, sapendosi destreggiare tra differenti generi artistici).
Fiorello! (Photo credit: Wikipedia)
Fiore non è l’unico esemplare di questa genìa di vip che divulga banalità/verità assolute, ma forse più di altri ne rappresenta l’archetipo. Ma c’è, peraltro, anche il santone-guru Celentano: ogni parola che proferisce, sebbene inframmezzata da bibliche pause, sembra avere l’autorevolezza di un passo del Vangelo. E’ un sistema collaudato (ma è più un cortocircuito mediatico) quello che permette a Fiorello e agli altri di tenerci informati su come si svegliano, se stanno bene, se vanno dal dentista. O se garba loro il governo Monti, se preferivano Berlusconi, se andranno a votare e per chi. Vorremmo, invece, che chi ha la fortuna di parlare da un ‘pulpito’ dicesse qualcosa di interessante, non dico di profondo; altrimenti gradiremmo che un’ovvietà rimanga tale anche se pronunciata da personaggi famosi.
Don Pizzarro