Fiori di Bach in farmacia.

Da Maxvolpi @maxvolpi

Tutti sanno che in qualsiasi farmacia o erboristeria si possono trovare gli ormai conosciutissimi fiori di Bach e che, entrando in una di queste, è possibile uscire dopo pochi minuti con in mano una boccetta di trattamento che ci aiuterà nei nostri problemi. Pochi sanno invece che, per fare un uso ragionato dei fiori, è caldamente consigliato un lavoro con feedback periodici che possano misurare l’andamento della terapia stessa, in modo che i fiori diventino uno strumento per ritrovare il benessere e si distrugga questa sbagliata abitudine di guardare ai fiori come ad un medicinale da banco. Leggendo la biografia di Edward Bach troviamo spunti che ci aiutano nel nostro cammino.

Come floriterapeuta desidero esprimere la mia voce, che sia forte e chiara, nei confronti della terapia floreale, in modo che possa avere il successo che merita. Partire dall’inizio di una storia è sempre un buon modo per far capire approfonditamente una materia a chi non la conosce.

Il dott. Bach, medico omeopata gallese, nato alla fine del ‘800, ha cercato per tutta la vita un metodo di “guarigione”, e diciamo guarigione a proposito, semplice, che fosse in grado di giungere alle cause dell’uomo e del suo stato, per elevarne la persona dai difetti e svilupparne le qualità. Questa “guarigione” dello spirito, della propria forza personale ha in verità poco a che vedere con New-age e riti di passaggio ad altre dimensioni ma, come dice giustamente Ricardo Orozco M.D., i fiori sono “intelligenza emozionale liquida”, per spiegare la quale avremmo bisogno di un altro articolo, ci limitiamo a dire che ci aiutano e non poco, a prendere coscienza di chi siamo, quali siano i nostri difetti, i nostri pregi e come fare per integrare quelle parti della nostra personalità che faticano a trovare compimento, che possano portare in tutti noi quell’equilibrio cui tutti quanti, consapevoli o meno, aneliamo. Visti sotto questo aspetto, i fiori di Bach dovrebbero essere assunti da tutta la popolazione mondiale per spargimento aereo. Questo, oltre che ad essere poco liberale, è anche un poco irrealizzabile e l’accento va posto comunque sulla reale capacità dei fiori di Bach, di lavorare per migliorare la persona. In secondo piano abbiamo l’uso che tutti noi bene o male conosciamo, l’ansia, gli attacchi di panico, la depressione, il lutto e molti altri sintomi in cui ci imbattiamo nella vita quotidiana (vedi trattamento ansia e attacchi di panico). Da questo punto di vista Edward Bach ha compiuto somministrazioni storiche come quella del caso dell’elettricista in cui, mediante l’uso dei fiori sia con applicazioni locali che con assunzioni orali, è riuscito a ristabilire la salute della persona. In breve, questa storia è citata da Bach stesso in “Edward Bach – Opere complete” e riporta del trattamento di un elettricista e del suo ferimento con i cavi dell’alta tensione, con aggiunta di caduta accidentale. Le condizioni dell’uomo sono difficili soprattutto per una mano che appare priva di vita. Ciò che è importante considerare in questa sede è la frequenza con cui il medico visita il suo paziente fino alla guarigione, ben nove volte, 24 ottobre, 26 ottobre, 28 ottobre, 30 ottobre, 2 novembre, 5 novembre, 11 novembre, 17 novembre, 18 novembre. Ovviamente la frequenza è correlata al disturbo presentato e dobbiamo tenere conto che siamo all’epoca, probabilmente nel 1932 o nel 1933, poiché Bach fa uso solo dei primi 12 fiori da lui scoperti, certo un caso così ora, sarebbe finito direttamente in pronto soccorso!!!

Ma ciò che importa in questa sede, è l’atteggiamento di Bach da cui, se vogliamo lavorare con un corretto modus operandi, dobbiamo attingere. E veniamo al nodo spinoso per cui questo articolo ha visto la luce. La farmacia ed i fiori di Bach. Essendo stato Bach un medico omeopata, molti farmacisti oggi, vista anche la possibilità di vendere la stock bottle (boccetta che viene impiegata per preparare il flacone di trattamento), realizzano prescrizioni sommarie sulla base di pochi dati raccolti con interviste sommarie al bancone della farmacia per i più disparati problemi, tenendo in poco conto il valore di una seria indagine conoscitiva delle reali problematiche del cliente che tenga conto della privacy, del disagio di discutere di sé, dei propri problemi e di tutti quei fattori ormai dimenticati che fanno di un paziente un essere umano prima di tutto. È come andare al medico e vedersi rifilare una scatola di pastiglie dopo cinque minuti di colloquio perché c’è già un altro in coda. Immagino che più di un lettore ora, si senta in quella strana condizione in cui ha assunto medicinali prescritti dal medico ed ha ottenuto scarsi o nessun risultato.Il farmacista che tratta a questa stessa stregua i fiori di Bach commette lo stesso identico ERRORE.

I fiori di Bach entrano nelle profondità dell’Anima e ne estraggono le qualità positive, facendoci scordare i nostri malanni, perché bilanciati dalle scoperte positive che ci illuminano il cammino.

Però vanno seguiti. Il terapeuta segue scrupolosamente il cliente con un colloquio ogni 21 giorni circa per accertarsi di come le sue condizioni personali siano mutate in funzione dell’assunzione dei fiori. Perché i fiori mutano le condizioni personali riportando l’equilibrio. Capisci che suona abbastanza inutile uscire dalla farmacia con la boccetta in mano sperando che da lì a poco la tua vita cambierà? Questo è un errore di percezione o uno sfruttamento economico? O entrambi?

Sia che trattiamo un attacco di panico o che aiutiamo una persona a ritrovare la giusta direzione, se vogliamo fare il lavoro che ha fatto Bach, dobbiamo avere feedback e NON dare una boccetta in mano ad una persona e lasciarla al suo destino, poiché è del cliente la responsabilità della propria salute, è del cliente la responsabilità quindi di assumere i fiori di Bach, ma è del terapeuta la responsabilità, fino a che il cliente decida di seguire la strada dei fiori, di fornire gli strumenti corretti.

Come dice sempre Ricardo Orozco, “una cosa è fare terapia floreale, un’altra è dare i fiori” e la differenza è quanto mai, spesso abissale. Nel caso in cui tu voglia ricevere beneficio dai fiori, consigliamo caldamente la prima ipotesi.

I fiori NON sono un medicinale allopatico ed è ora di smettere questa assurda storia del doppio cieco, come se le relazioni umane non contassero più nulla. Il medicinale deve fare effetto indipendentemente dalla presenza del medico. Si, certo, però se hai un medico di fiducia che lavora per te e per risolvere i tuoi problemi, anche un placebo ti è utile se ritrovi la tua condizione di benessere, e poi i fiori NON sono un rimedio allopatico per cui, in terapia floreale, conta il cliente, conta il terapeuta, conta l’interazione e contano i fiori. Questi quattro elementi sono imprescindibili per raggiungere il risultato che è lo scopo per cui si lavora in floriterapia.

Buon lavoro a tutti.

Max Volpi,

floriterapeuta.


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