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Firenze, all’ombra del razzismo

Creato il 16 dicembre 2011 da Cortese_m @cortese_m
Firenze è stata scossa dal razzismo, non più tardi di due giorni fa’ un uomo italiano, un 50enne di cultura medio-alta, facente parte di associazioni di estrema destra, ha aperto il fuoco contro alcuni uomini di colore, senegalesi – venditori ambulanti dei mercatini del centro città – che hanno avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Due di loro, Samb Modou e Diop Mor, hanno trovato immediatamente la morte, mentre altri – prima che lo stesso killer si togliesse la vita – sono fortunatamente stati soltanto feriti.
Scossi, feriti anche nell’animo, ma guariranno almeno dalle ferite del corpo.
La comunità senegalese è giustamente in subbuglio, scossa e schiaffeggiata da un gesto imperdonabile, ma attenzione a chiuderlo con quelle formule di circostanza che si traducono in “domani è un altro giorno”. E no!
Chi ha perso il fratello, un amico, il papà, in un modo tanto violento e disumano, ha diritto a ben altro, ha diritto a fatti concreti.
Non mi piace sentir liquidare l’episodio con frasi del tipo “gesto di un folle”, o “stupidità umana”, e no, troppo poco e troppo semplicistico.
Un gesto del genere è figlio e conseguenza, di una certa cultura (non follia!), di una certa educazione, di una certa società che non ha nulla di folle, di stupido, e che nemmeno si esaurisce da sola, bisogna faticare!
Il Sindaco Renzi ha citato il grande Giorgio La Pira, ma non solo lui non è La Pira, ma anche la città su accoglienza e multiculturalità, credo abbia oggi poco in comune con quella di La Pira.
Una città dove la cultura e l’istruzione hanno assunto un ruolo di secondo piano, messe in ombra da oligarchie affaristiche, dove l’individualismo, l’arrivismo, e la paura di perdere un pezzetto di pane per darlo a chi sta peggio, purtroppo hanno un peso enorme.
Per fortuna ci sono cittadini, associazioni, istituzioni (la scuola spero…) che lavorano per invertire la rotta, ma è dura, è durissima se questo lavoro non viene agevolato, anzi non muove dall’interno delle famiglie e la scuola deve dare grande impulso.
La follia vera è non restituire all’istruzione, all’educazione, alla formazione delle nuove generazioni quel ruolo di primaria importanza necessario per garantire la pacifica convivenza e coesione di culture sì diverse, ma che con i dovuti sforzi possono portare ricchezza per tutti.
Forse lo Stato ha abdicato a questo compito (spero di no..) ma se la Chiesa provasse a giocare un ruolo da protagonista?
Spero sia sensibile a percepire che non si può più rimandare, anche per dare un briciolo di giustizia a Modou e Mor.
nanniFirenze, all’ombra del razzismo

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