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E, nonostante la pioggia, è stato bellissimo.
Non tanto per la Color Run in sè, ma per le persone che mi ha permesso di conoscere e rivedere.
Ma andiamo con ordine.
Sabato mattina ho preso il treno per Mestre alle 7.42 (esistono anche di sabato le 7.42, lo sapevate?) ed ero equipaggiata in modo leggermente imbarazzante. Leggings da corsa neri, poi scarpe da ginnastica, valigia e felpa FUXIA. Sembravo un Mio Mini Pony. Mi mancavano solo i capelli multicolor, ma quelli sono arrivati più tardi.
Rinnovo il mio amore per il treno Italo che in due ore secche mi ha portato a Firenze. Tanti cuori.
Così finalmente ho conosciuto Luisa, Silvia e i rispettivi consorti, Filippo e Luca. Un'altra volta Twitter mi ha fatto incontrare belle persone.
"Sono quella fuxia." Non hanno fatto fatica a riconoscermi.
Recuperiamo Elisa che giunge con un altro treno e poi via, verso il Parco delle Cascine indossando degli indispensabili tutù viola.
E lì inizia un gran turbinio di pioggia, fango, altro fango, selfie, altri selfie, panini che sanno di spugna secca, gelati Algida gratis, tatuaggi finti dorati che non andranno mai più via, milioni di Go Pro (mai viste così tante tutte insieme) e poi via di corsa (seh, vabbè, i primi cento metri di corsa. Forse anche meno) verso il colore.
Ecco, secondo me a Milano i punti colore erano organizzati meglio. Forse non sono riusciti a trovare abbastanza persone per buttare colore addosso alla gente, chissà. Comunque siamo riusciti lo stesso a colorarci per bene. Per concludere poi con la morte nera, ossia I BRILLANTINI. Se il colore comunque c'è la possibilità che vada via, i brillantini NO. Resteranno con te per sempre, sbucheranno fuori dalle tue scarpe quando meno te l'aspetti, anche se le hai buttate in lavatrice. Ma soprattutto non andranno mai più via dalla tua macchina fotografica, come ben sa Filippo.
Comunque è finito tutto bene, il colore è andato via facilmente anche dai capelli (diffidate da chi fa terrorismo psicologico) tranne una macchia fuxia un po' sospetta.
Io ero terrorizzata per le mie scarpe, stravolte da colori, brillantini e fango, che invece sono tornate come nuove dopo un giro in lavatrice.
Serata in un posto eccezionale, il Mercato Centrale di Firenze. È il piano superiore di un mercato che è stato riqualificato e trasformato in uno spazio enorme in cui si possono mangiare solo cose di altissima qualità a un prezzo decisamente buono. Ci sono 500 posti a sedere e numerosi punti dove si può prendere il cibo secondo le modalità del self service. C'è di tutto. Un sacco di specialità toscane, ma anche pizza, salumi vari, piatti vegetariani, dolci siciliani. Io ero decisamente disorientata, troppa scelta.
Infine ho scelto l'hamburger di Chianina con le patatine. Una bomba.
Solo che poi... avevo ancora fame. Quindi ho preso una cosa leggerina, un piatto di ribollita, che non avevo mai mangiato. Mi chiamavano Pozzo-Senza-Fondo.
Nel mentre abbiamo sparlato di tutti voi, cosa credete?
Domenica colazione da Dolce Lab, un posto di un'instagrammabilità commovente. Anche qui mi sono abbuffata di pancakes e cupcake. Poi ci si domanda perché non dimagrisco.
E vuoi non farlo un po' di shopping?
E vuoi non mangiarla un'altra cosetta per pranzo?
Purtroppo il tempo è volato e ho dovuto prendere il treno.
Grazie grazie grazie a Luisa e Filippo per avermi ospitato a casa vostra (in cui avrei fotografato TUTTO) e per avermi fatto venire una voglia pazza di andare in Giappone. E anche a Elisa, Silvia e Luca, sono stata davvero benissimo con voi.
Il viaggio di ritorno in treno invece è stato un incubo vero. Io ero stanca morta e mi sono trovata in un vagone pieno di bambini piccoli. L'INFERNO. E ho iniziato a rivalutare Erode come persona.
Erano posseduti da Satana. Soprattutto una coppia di fratellini indiani di uno e tre anni, una voglia matta di ripassarli sul gas. Tutto il tempo a urlare. "IT'S MY IPAAAD!" MA TE LO FACCIO MANGIARE QUELL'IPAD PORCA VACCA. I genitori un po' ridevano un po' cercavano di fare qualcosa, un po' io stavo impazzendo. Care madri, io davvero non so come facciate. Io volevo solo imbracciare un lanciafiamme e aprire il fuoco sulla folla.
Corsa pazza per prendere la coincidenza a Mestre (forse l'unica corsa vera del weekend) e poi sono arrivata a casa e penso di aver anche avuto la febbre da quanto ero sfinita. Ma felice.
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