Volevo aspettare domani e scrivere, come ogni anno, un solo post sulla strage fascista alla stazione di Bologna (cosa che comunque domani farò), ma non ci sono riuscita.
Stamattina con le notizie dei giornali mi è montata nuovamente la rabbia (che già aveva fatto capolino ieri) leggendo le dichiarazioni di alcuni esponenti dello stato sull’assenza di ministri alla commemorazione.
Soprattutto quella di La Russa: “Vi siete già risposti, tutti gli anni fischiate il ministro, quindi che cosa vi aspettavate? Fatevela tra di voi la vostra commemorazione!”
Ci sono, a mio avviso, due importanti rivelazioni in questa dichiarazione.
La prima è che il dissenso, la contestazione, il pensiero diverso non sono graditi a questo governo e ai loro rappresentanti (e questa era, obbiettivamente, cosa già nota); tra l’altro proprio quest’anno che era stato deciso di far parlare un ministro nella sede del comune, proprio per evitare che sentissero i fischi di una popolazione dissenziente.
La seconda, più importante, è che il ricordo di chi è morto innocente per mano di stragisti e di membri, deviati, dello stato è “cosa nostra”, come cosa nostra sono le commemorazioni di Falcone e Borsellino (anche lì, nessun rappresentante dello stato); insomma il mantenimento della memoria, il ricordo della storia sono cosa della società civile, della popolazione sana, cosa a cui loro non hannonessuna intenzione di partecipare.
Credo che oltre a questo ci sia anche la paura, o forse l’imbarazzo, di dover dare risposte sugli indennizzi ai parenti delle vittime e ai feriti; perchè lo stato, e negli anni, neppure questo ha fatto; e ci sia anche il tentativo di disconoscimento della verità giudiziale della strage, una delle poche che sia arrivata a termine, fino alla cassazione.