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… Un sapiente doppio binario viene percorso, da Donatella Alfonso nel suo libro “FISCHIA IL VENTO – Felice Cascione e il canto dei Ribelli” : uno che percorre la parte aneddottica legata al canto Partigiano l'altro legato all'autore di quelle parole “Felice Cascione” prima figlio, poi studente, sportivo, medico e comandante Partigiano. Se viene accostato alla figura di “Che Guevara” per le peculiarità di essere medico per tutti, soprattutto per chi in quegli anni il medico non se lo poteva permettere e nel contempo comandante partigiano, ho sentito molto l'accostamento tra i due in quel valore che è la coerenza, nel momento delle scelte di vita, sino alle estreme conseguenze. L'aver descritto, attraverso il rapporto con la madre, un percorso formativo di integrità morale e politica, rende la figura di Felice Cascione un autentico esempio di quella gioventù che seppe scegliere con risolutezza da quale parte bisognava stare, per affermare quei valori di libertà e giustizia di cui era privata l'Italia. Risulta quindi più semplice interpretare le parole e il contenuto della canzone partigiana “Fischia il vento”, con le condizioni di vita ambientali vissute dai giovani partigiani, e con le loro aspettative, dopo aver vinto contro il fascismo (a conquistare la rossa primavera) . E' la notte di Natale del 43 quando viene cantata per la prima volta all'uscita della messa di mezzanotte nella frazione di Curenna nell'estremo ponente ligure, e ad ascoltarla c'erano quegli stessi contadini e boscaioli che sostenevano i partigiani . Il testo subirà durante la sua diffusione adattamenti a secondo delle zone e della collocazione politica delle diverse formazioni partigiane, trovando nella madre di Felice, Maria Baiardo, una ferma difenditrice, anche dopo la fine della guerra, dello spirito e contenuto espresso nel testo originario del figlio. Sono trascorsi settant'anni dalla morte di Cascione, la Resistenza ha vinto, è stata scritta una Costituzione che si rifaceva ai valori della Resistenza ed oggi ci ritroviamo di fronte al tentativo di riscrivere quel patto tra Stato e cittadini, incuranti di chi diede tutto affinché fossimo in grado di scegliere. Non nascondo che nella lettura è insorto spesso un senso di fastidio e rabbia considerando quanto lontani siamo nella nostra quotidianità politica da quelle aspettative che per molti di quei ragazzi significò la morte e risulta pertanto inaccettabile ogni forma di revisionismo di quella storia. Loris
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