Quando la cura al cancro si mette a dibattito
Nonostante diversi casi di guarigione si susseguano su Internet e sui differenti canali social, trovare un senso medico e scientifico ai protocolli adottati il più delle volte in autonomia non è così semplice e men che meno immediato.
Ciò che ha guarito dal cancro un paziente guarirà anche un altro?
Se si, perché?
Quali concause devono essere prese in considerazione?
Su quali basi scientifiche muoversi?
Non sono domande scontante. E ancora meno lo sono le risposte. Perché ammalarsi di cancro, oggi si sa, significa incorrere giorno dopo giorno (per anni) verso una patologia sistemica che ha coinvolto tutto l’organismo. Il vero problema dunque è come invertire la rotta. E qui inizia il guaio poiché esattamente come in qualunque altro organismo vivente anche il corpo umano non reagisce bene alla legge della meccanica.
Uno più uno, in oncologia, non fa due.
E sostituire un pezzo rotto o mettere mano ad un ingranaggio non dà garanzie sul risultato finale.
E’ una lezione che si conosce bene in ambulatorio. Una lezione, tuttavia, ben difficile da accettare soprattutto per un paziente.
Qualcosa in ambito medico oggi si sta muovendo.
Il tentativo di individuare dei punti fermi comuni in un valido intervento integrato sta ottenendo i primi significativi risultati che verranno dibattuti nella tavola rotonda su oncologia integrata al prossimo Congresso Internazionale Be4eat 2015 insieme al prof. T. Colin Campbell.
“Non esiste una terapia uguale per tutti- commenta il medico- Il nostro corpo parla e agisce in modo differente e su questo farmaci e terapia integrata devono andare ad operare. Una stessa sostanza naturale, chimica o semplicemente alimentare non sortisce lo stesso effetto su tutti. Occorre prendere coscienza di ciò, unire ciò che la scienza inizia ad insegnare e vestire sul paziente una terapia efficace per lui, su di lui e con lui”.
Su quale sia questa terapia le opinioni divergono. Dalla nutrigenomica alla farmacogenomica fino ad arrivare alla terapia nutrizionale e alla fitoterapia.
Tutti argomenti che verranno discussi nella tavola rotonda di Abano Terme il prossimo 10 ottobre insieme alla dottoressa Debora Rasio, oncologa e nutrizionista e alla dott. Stefano Magno, medico senologo.
Quanto una deficienza di vitamina D può incidere sulla nascita di una neoplasia?
Come agire sul nostro sistema immunitario e sul corretto funzionamento dell’intestino?
Da quali fattori ambientali è possibile difendersi e come?
Che l’alimentazione sia importante è cosa certa. Nelle nostre abitudini dietetiche risiedono probabilmente le prime e più concrete armi a nostro carico nella lotta al cancro. Ma fino a che punto e come?
“Una dieta su base vegetale è sicuramente la più indicata in questa battaglia- sottolinea la dott.ssa Tiziana Toso biologa nutrizionista che presenzierà alla tavola rotonda-. Tuttavia occorre impostarla correttamente: anche una alimentazione di questo tipo infatti sa essere infiammante e egualmente pericolosa. Non va lasciata mai al caso e deve essere seguita con puntualità e professionalità”.Quindi che fare? Come agire?
“Di certo la medicina attuale non ha ancora saputo rispondere alle esigenze di un paziente oncologico- riporta Mirco Bindi, medico oncologo impegnato da anni sul campo-. Di fronte ai dati e ai risultati pratici delle nuove terapie un medico serio non può che ammettere la difficoltà della scelta per un proprio paziente. Per questo ritengo che un approccio integrato che tenga conto dell’impostazione data dal The China Study sia l’unico concretamente suggeribile oggi”
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