
La frase è di Gabriele D'Annunzio e svetta in quarta di copertina nel libro di Massimiliano e Pier Paolo di Mino.
Romanzo sugli ultimi giorni di Fiume, sulle vicende legate a D'Annunzio, Guido Keller, sulle pretese di una nazione a sé, riconquistata e vissuta secondo gli umori (è il caso di dirlo) di chi ha partecipato all'impresa della città quarneria spunta in libreria come un fulmine a ciel sereno.
La storia conosciuta, che come sappiamo si concluderà tragicamente con il Natale di Sangue, è lo sfondo, e il suo protagonista è il capitano Italo Serra. Soldato, uomo, ufficialmente disertore, che si ritrova in un sanatorio a fare i conti con le sue paure, con il suo vago passato, fino a quando non riceve la visita di un generale che lo riconosce, per i preziosi servigi donati alla nazione, quei lavori che nessun altro voleva fare e portati a termine con discrezione, e lo motiva a rimettersi in forze.
I giorni di Serra cambiano, la mente sembra riacquistare lucidità e alla fine si trova a parlare di valori e missioni a un tavolo con, tra i tanti eroi, Keller. Fiume è un problema, per l'Italia e il mondo.
Forse per tornare a costumi più consoni bisogna agire con un atto di forza. Subito.
Il soldato ha una missione.
Narrativa storica che mescola efficacemente realtà e fiction in un affascinante viaggio nei meandri dell'animo umano, nelle sue oscure stanze per tenere in bilico il lettore tra gli ideali del protagonista e la dissoluta vita che si conduceva a Fiume in un avvincente vortice emozionale, lisergico.
I due fratelli autori, ricalcano lo stile del tempo e il racconto diventa viaggio nel passato, lasciando il fiato sospeso fino alle ultime pagine.
Un libro che va al di là del suo titolo.
L'Alchimista