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Flagranza di reato

Creato il 19 marzo 2014 da Povna @povna

Questa storia dimostra una certa vocazione a Miss Marple della ‘povna (registrata nel tempo, e coltivata, va detto, con consapevolezza noncurante). Ma anche quanto sia facile (purtroppo) fare i propri porci comodi nel vasto mondo dell’italiano impiego pubblico; nonché in quello, ancora più rutilante, della patria istruzione.
Nei fatti, è abbastanza semplice. L’anno scorso la collega di italiano DormoRitta (arrivata improvvisa su trasferimento, e altrettanto improvvisamente trasferitasi, questa estate, in altra sede) è stata più volte sospettata dalla ‘povna di avere autocertificato una inesistente 104 (per chi non fosse addentro: quella legge che permette a un lavoratore pubblico al quale sia affidata, in tutto o in parte, la gestione di un parente non del tutto abile, di prendere una serie di ore e giorni di permesso extra per poter ottemperare ai suoi doveri di cura, là dove necessità ci fosse; nonché di essere collocati fuori da una qualunque procedura di trasferimento non richiesto, là dove si verificasse, come è il caso delle graduatorie interne, il rischio, per contrazione delle cattedre, di perdere posto a scuola).
Gli indizi erano parecchi e – al suo parere inattaccabile di Marple – anche chiarissimi. Ciò nonostante, la sua segnalazione non è stata considerata dall’ufficio competente, e dunque DormoRitta, per l’intero anno scolastico, ha usufruito (soprattutto al sabato, giorno seguente al giorno libero) della sua serie dovuta di permessi e di tutte le sacrosante tutele sindacali.
La ‘povna ricorda ancora oggi le capriole di Esagono per far quadrare le lezioni e i conti: perché il sabato (lo ha già raccontato), la scuola si svuota, e restano in pochi a lavorare alla baracca. E dunque sostituire DormoRitta ha comportato, per le sue classi, la perdita secca di parecchie ore di qualsivoglia lezione.
Il racconto potrebbe finire qui, e già ce ne sarebbe abbastanza (per visitare un sito on-line di vendita di napalm, per esempio; o per riflettere sulle storture di un sistema nato a doverosa difesa del lavoratore, e che ora lo svilisce). Poiché infatti nessuno si è curato di dare seguito all’ipotesi circostanziata sollevata dalla ‘povna, e DormoRitta se ne è andata al Liceo, in gloria e senza rimpianti, l’aneddoto, privo di mordente, era destinato a essere rubricato, modesto, sotto la voce “piùcheretti”, e a essere dimenticato.
Invece – le vie dello sceneggiatore sono sempre sottili, ma assai sagge – capita che la storia di DormoRitta ritorni ancora alla ribalta. E l’occasione, insospettabile, è data ancora una volta dalla famosa abilitazione nazionale. La grande selezione universitaria, infatti, ha tra le sue caratteristiche quella di mettere online, in chiaro, ogni valutazione finale e ogni domanda, così alimentando un grande pettegolezzaio pubblico. E così, qualche settimana fa, sfogliando l’albo di storia dell’arte, alla ‘povna è caduto l’occhio su un nome che non si aspettava in quell’elenco. DormoRitta era lì, incastrata tra due figure accademicamente più significative e importanti, tra coloro che avevano provato la tenzone, giudicata come gli altri. Giudicata non idonea, ovviamente, perché le pubblicazioni proposte non arrivavano, tutte insieme, a cinque (delle quali tre risultavano essere importanti contributi resi al Gazzettino del Quartiere, una per Rakam e l’ultima per il Giornale della Parrocchia), ma non è questo il punto. Il punto è che tra i titoli spuntava anche, improbabile, un contratto di insegnamento per una certa istituzione universitaria milanese, a titolo gratuito, che parlava di 20 ore di corso offerte per l’anno accademico 2012/2013, a cadenza settimanale.
La ‘povna, leggendo quello che leggeva, prima ha pensato a una omonimia (perché la disegnano cattiva, sì, ma così è troppo), poi ha controllato l’anagrafe, e si è resa conto che la persona era la stessa. A quel punto, da brava Marple, ha aperto Google e ha fatto un paio di controlli, trovando (c’è bisogno di dirlo?) quello che si aspettava di trovare.
Non solo, mentre era ospite nella loro scuola, DormoRitta si è ben sognata di chiedere l’autorizzazione (necessaria per legge) a svolgere attività lavorativa altra alla preside Barbie, non solo ha dimostrato, pensando di poter concorrere a un’abilitazione per la quale si richiede il superamento di alcune mediane di rendimento, collaborazioni internazionali, produzione scientifica, di avere una comprensione che dire scarsa è dire nulla di concetti come “schema della comunicazione” e “registri”, ma, come era prevedibile (e come la ‘povna ha raccontato la mattina dopo, a un allibito Esagono), il prospetto del corso riportava, correttamente, orari delle lezioni, luogo e giorno. Che reclamava impietoso, da febbraio a maggio (vale a dire i mesi nei quali, soprattutto, si è aggravata la sua mamma) la presenza di DormoRitta sul luogo del suo alternativo e universitario insegnamento il sabato mattina.


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