PARIGI – Fleur Pellerin, elegante mademoiselle parigina dagli occhi a mandorla è il volto della innovazione tecnologica in Francia, è colei che deve fare la voce grossa con i colossi hi-tech tipo Google che quanto a tasse evitano alla grande il Fisco transalpino, è la prima donna ministro che rappresenta la comunità asiatica trapiantata nell’esagono. Parliamo del ministro delle politiche tecnologiche del Governo Hollande. Non ha ancora 40 anni, mai nessun asiatico di origine era arrivato a tanto in Francia. A Parigi, a New York, fino a Seoul dove è diventata un’icona, è la donna del momento. Sì, perché Fleur Pellerin è una dei 150 mila bambini coreani dati in adozione all’estero dalla fine della guerra di Corea.
Cresciuta in una normale famiglia borghese, la sua è una formazione tipicamente francese. Prima a Montreuil, polverosa periferia di Parigi, poi, quando il padre ha fatto carriera, nella banlieue giusta, quella dei benestanti, a Versailles, a scuola è sempre stata una prima della classe. Logico il suo inserimento all’Ena, l’università della classe dirigente francese. Quindi la carriera da magistrato alla Corte dei Conti, prima del salto al Governo del Paese. E’ trilingue, ma non parla coreano, né ha mai visitato il suo paese natale. Dove l’ammirano senza riserve, un po’ per orgoglio patriottico, soprattutto perché la sua fortunata avventura esistenziale viene visto come un piccolo risarcimento per il dramma delle tante adozioni forzate.
Nei circoli hi-tech che contano a Parigi invece, ci si chiede se non possa essere proprio lei la portabandiera di una rivoluzione culturale in grado di trasformare l’ingessata Francia che ancora si ostina a chiamare “ordinateur” il computer, in una Corea del Sud europea, dove la banda larga ultra veloce è ovunque, dove Samsung e Lg hanno posto la rampa di lancio per l’assalto al mondo. Il New York Times, che offre uno speciale ritratto di Fleur Pellerin, ne loda lo stile chic tipicamente parigino, quel disinvolto charme con cui indossa pantaloni di pelle e blazer casual. Oscurando la “scialba” immagine dei suoi colleghi.
Un figlio di 8 anni, divorziata e con un nuovo compagno funzionario in un altro ministero, per Fleur non è così semplice. Le grandi aspettative (liberare i socialisti dai pregiudizi di classe) si scontrano con i pregiudizi. Lei non fa una piega, l’ironia le fa da scudo. Quando, appena nominata ministro, venne ospitata in un programma radiofonico, il conduttore esordì così: “Lo sa perché è stata scelta? Perché è una bella donna con un background esotico? Perché membro di una comunità tranquilla? Perché è la prova che le adozioni funzionano, oppure quale segnale al mercato asiatico? Forse perché è anche competente?”. Risposta laconica : “Cominciamo maluccio…”
Fonti: The global edition of The New York Tomes