Danilo Calvani, leader dissidente della corrente più integralista del movimento (quello della Jaguar per intendersi), commenta così la scarsa partecipazione: “Colpa dei treni in ritardo e dei guasti”. Chissà cosa avranno pensato i trecento militanti di Casa Pound presenti oggi alla manifestazione, i cui nonni e zii alla stazione sono sempre arrivati in orario…ah i bei tempi!
Casa Pound, a cui era stato chiesto di non partecipare, armata del suo celebre menefreghismo, ha passeggiato per le vie di Roma prima di giungere in piazza. Qui, ai microfoni dei giornalisti, il vicepresidente di CP Simone Di Stefano ha parlato di scioglimento delle Camere e congelamento dei pignoramenti da parte di Equitalia per almeno un anno.
I cori più gettonati di giornata levatisi dalla piazza andavano dall’insofferenza verso la classe politica (soprattutto contro Re Giorgio I), agli elogi per Papa Francesco.
“Chiediamo elezioni perchè la classe politica attuale non ci rappresenta, ma non abbiamo intenzione di formare un partito politico”, urla Calvani nel tardo pomeriggio. Sorge dunque spontanea una domanda: “Se domani il Governo e tutto il Parlamento firmassero le dimissioni, cosa farebbero i forconi, e soprattutto, chi prenderebbe il timone della “baracca”?”. La risposta rimane ancora avvolta nel mistero; come rimane un mistero la mano dietro a tutto questo, che tragicamente e meschinamente sfrutta il disagio, la disperazione e il malessere di un paese ormai in ginocchio, per alimentare quella che sembra sempre più una guerra tra poveri.
Intanto, chi non si è recato alla “passeggiata su Roma”, continua la protesta nelle proprie città. Mariano Ferro, capogruppo dei forconi siciliani, in aperta opposizione alla deriva populista (e un poco ambigua) di Calvani, annuncia che i “suoi” forconi si riuniranno pacificamente a Roma a partire da domenica 22 Dicembre, con l’intento di trascorrere lì il Natale e il Capodanno…o almeno finchè non ci saranno le dimissioni del Parlamento.