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Flussi di pensieri: dissertazioni ridicole su stati d’animo non meglio compresi e su vite che osservo

Creato il 02 marzo 2012 da Stregonestregato @ppstronzi

E poi semplicemente non capisci. In un attimo, un vortice forte, improvviso e senti tutte assieme sensazioni negative, paure e insicurezze afferrarti le viscere con forza e stritolarle per richiamare l’attenzione.

Oggi mi sento poco apprezzato. Un po’ insultato, un po’ incompreso. E un po’ strano, di conseguenza. Chiudo gli occhi e immagino galassie che si avvicinano veloci. Mi gira la testa, subito.

Il pensiero finisce un po’ all’idea di non sapere veramente se sto sprecando la mia vita e la mia giovinezza, se sto facendo tutto il possibile per essere felice e ottenere il massimo dal contesto in cui vivo. Un improvviso desiderio di andare a Barcellona, rivedere un posto conosciuto, che amo, scoprire com’è di inverno, senza la calura e i colori accecanti. Magari è uguale.

Vado con Tu non mi basti mai di Dalla, all’infinito. Non l’ascolto perché è morto, quello è il motivo per cui mi è tornata alla mente, come vi scrivevo ieri. Questa canzone l’ho ascoltata all’infinito in tempi non sospetti. E nella melodia, mi racchiudo. È serena e triste allo stesso modo: è notturna e io amo le canzoni notturne.

Avverto una strana sensazione ora, proprio ora, mentre l’ascolto. Pietra. Mi sento di pietra. Nei legami, nei sentimenti. È come se fossero monoliti di pietra, non particolarmente pesanti, ma sui quali ho imparato a non fare affidamento. Per la serie, se ci sono bene. Se non ci sono, ciao. O forse la penso così solo perché effettivamente ci sono. Ma qualcosa in me desidera ardentemente che il testo di questa canzone non sia follia, che sia vero, che sia vento forte e veloce che corre potente per le radure, le montagne, i mari e il mondo tutto per arrivare dove deve arrivare, senza abbattersi.

Avverto di non essere all’altezza in nulla. Avverto di fare del mio meglio senza sapere se ci riesco effettivamente. Un angolino, in silenzio. Un piccolo cantuccio, sarebbe l’ideale. Ultimamente guardo tanto una Vita. Questa Vita non sa di essere guardata da me. La divoro e la leggo con curiosità, rido delle sue battute, mi riconosco nelle sue piccole depressioni e manie. E so che questa Vita che spio, mi ignora. La cosa va bene così, non mi importa essere notato, anche perché così non potrei più divorare questa Vita che mi attrae. Questo significa che una parte di me urlerebbe disperata per farsi notare e dire a questa Vita: Ehi, sono come te. Che poi so che questa Vita non è davvero come me. Anzi molto probabilmente, questa Vita in realtà è squallida. Ma io la sfrutto. Perché?

Questa vita serve a capire determinate cose di me. Questa vita è inetta come la mia, sveviana, sola nella caciara che blatera. Una carezza, forse basterebbe. Per quella Vita, dico, non di certo per me. Perché io le carezze le ricevo e tante. Ma loro non mi bastano mai. Davvero, non mi bastano mai.


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