sempre più taciturna, sempre meno voglia di aprirmi agli altri, quando forse mi farebbe bene. non proprio arida, ma come un fuoco che arde sotto alle macerie, come una fiamma controvento, un raggio di sole che non ce la fa a bucare la nebbia. e so che non serve chiedere scusa a chi mi è vicino, ai miei genitori e ai miei amici per essere così poco comunicativa, sempre frettolosa, sempre distratta. non si dovrebbe mai aver bisogno di chiedere scusa, e a volte farlo è troppo semplice, come soluzione. incostante, irrequieta, dominata da grandi passioni e allo stesso tempo impigrita da questa normalità apparente. mai annoiata, mai spenta, i colori non sono mai troppo saturi per me. eppure a volte mi piacerebbe fotografare il mondo con toni appena appena lattiginosi, dettagliati, invasi di luce e lontani dall'ombra, invece di tutti questi chiaroscuri che fanno male al cuore e irrigidiscono i muscoli del collo. mi sento abbastanza a posto con la me stessa di una volta: è con la me stessa del futuro che devo fare i conti, ora. devo smetterla di pensare. smetterla di ritenermi migliore, guardando solo al peggio e ignorando il meglio. smetterla di imbrogliare la matassa. ripartire dalle cose più semplici. ripartire a progettare su un pezzo di carta, con una bic, guardare negli occhi tutti quanti e soprattutto a lungo. accantonare tutto ciò che conosco già a memoria per nuove scoperte, nuovi argomenti di conversazione con la strana ragazza che abita nel mio cervello, e che lotta da una vita contro cosa, poi, non si sa.