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Flusso di coscienza – Non volevo più vivere

Creato il 23 ottobre 2012 da Philomela997 @Philomela997

Esercizi di scrittura

Flusso di coscienza – Non volevo più vivere

Lui non mi guarda più. Loro, i miei genitori, non mi parlano più. Ma cosa è accaduto?
Ondeggio per la casa tra i miei libri.
Studiosa, amante degli animali, veterinaria, amante della vita, sposata ma senza figli.
Il mio è un ventre vuoto. Forse non sono poi così amante della vita.
Ricordo il mio pancione, erano due e scalciavano per mandarla via. Ma lei li ha tenuti con sé. La sifilide. Lei non ha concesso loro neanche un respiro. Mi sento così vuota con il mio ventre vuoto. È lui, è lui che lo ha reso vuoto. Lui non mi guarda più. Loro, i miei genitori, non mi parlano più, che cosa è accaduto?
Entro ed esco di casa, nessuno si accorge di me, eppure ho tanto da raccontare.
Il mio studio è nell’appartamento sotto casa e lo accudisco assieme alla polvere che si accumula. Lui e i miei genitori hanno volti di cera impassibili. Vivono silenziosi e rassegnati, sprofondano nel divano, ogni giorno di più.
Cosa è accaduto?
Non riesco più a parlargli, perché ?
Dormo. Mi sveglio tra le lenzuola inzuppate di sudore, quel maledetto incubo: tutte le volte scopro di vere la sifilide. Tutte le volte c’è un libro “Lettera ad un bambino mai nato” sul comodino e accanto un coltello. Con quel maledetto coltello mi trafiggo il ventre e penso: “Tanto il mio ventre è vuoto, a chi importerà ?” incubo maledetto, è da un anno che non mi abbandoni. Poi basta, decido: è ora di finirla con i silenzi. Mentre lui dorme lo accarezzo, sente freddo e gli dico: “Ti perdono”.
“Grazie” risponde lui e tento di abbracciarlo ma lei mi ferma. Mi giro. È bella, non brutta come dicono. “Perché sei qui?” le chiedo. “Sono tornata, ti ricordi di me?” mi chiede, “Sì, ci siamo già incontrate, solo che tu eri coperta con il mantello della sifilide e portavi in braccio i miei bambini.”
“Ma ci siamo viste anche da sole, ricordi? Ero venuta per te”
“Non ricordo di averti mai più vista, anche perché ciò vorrebbe dire che sono già…”
“Morta” conclude lei.
Sento il sangue caldo colare dal ventre e ricordo lui e i miei genitori soccorrermi. Lei mi aiutava ad uccidermi e spingeva il coltello tra le mie budella.
Ora la guardo: “Morte, sei tu che aspettavi me? O io che aspettavo te?”

(non volevo più vivere)

Eleonora Luino

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