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FMI: l’ultimo inning degli USA

Creato il 11 dicembre 2013 da Lundici @lundici_it
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Il 14 marzo 2011 il presidente del FMI, Dominique Strauss-Khann, viene arrestato a New York con l’accusa di tentata violenza sessuale nei confronti di una cameriera dell’albergo in cui alloggiava a New York. Quattro giorni dopo si dimette da presidente del FMI. Il rappresentate USA del FMI, nonché ministro del tesoro USA, Timothy F. Geithner (accusato di truffa fiscale, cesserà il suo incarico alla fine dell’anno), senza attendere un verdetto sullo scandalo che ha coinvolto il presidente del FMI chiede subito le sue dimissioni. Il caso viene archiviato per insufficienza di prove il 23 agosto 2011.

Dominique Strauss-Khan è stato un presidente riformatore nel FMI. Egli aveva capito che il dollaro come moneta di scambio internazionale del mercato mondiale (come prevedevano, un tempo, gli accordi di Bretton Woods), a causa della forte crisi economica che aveva investito l’ Europa e gli stessi Usa, non avrebbe più potuto competere con le monete delle nuove economie, riconosciute con l’acronimo BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Il francese aveva dichiarato pubblicamente che il FMI doveva abbandonare il dollaro come principale valuta di scambio, e dare il via ai nuovi scambi commerciali guidati dalle monete dei

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BRICS. Questo cambiamento avrebbe portato ai minimi storici il valore del dollaro e avrebbe seriamente compromesso l’economia americana, mettendo al comando dell’economia mondiale i BRICS.

Proprio quando si pensava che ormai Dominique Strauss-Khann avrebbe cambiato definitivamente le regole dell’economia mondiale e che il successore alla guida del FMI sarebbe stato un esponente dei BRICS, quindi un extraeuropeo (fino a oggi tutti i presidenti del FMI sono stati europei), il francese venne coinvolto in uno scandalo proprio in territorio USA.

L’episodio ha una forte risonanza, invade le pagine di tutti i quotidiani e apre i telegiornali di ogni parte del mondo. Timothy F. Geithner interviene chiedendo insistentemente le dimissioni del presidente: il cambiamento delle regole dell’economia mondiale viene così arrestato.

Per capire bene come viene distribuito il potere all’interno del FMI, bisogna comprendere come funziona la sua democrazia interna. I paesi che vogliono entrare nell’organizzazione devono essere in possesso di quote percentuali del FMI stesso. Queste quote vengono comprate tramite un acquisto in denaro: ogni punto di percentuale (PdP) è equivalente al peso del voto (1% di PdP = 1% peso di voto). Più ampia è la percentuale, maggiore sarà la rilevanza nelle decisioni che afferiscono all’economia mondiale (es: prestiti agli stati in difficoltà). Tuttavia per avere una maggioranza nel FMI non è sufficiente possedere il 51% dei voti a favore di una proposta, ma occorre l’ 85%. Andando a vedere come sono distribuiti i PdP, si constata che gli USA, detenendo il 17% dei PdP , decidono dove far pendere l’ago della bilancia. Se si pensa che l’Europa detiene il 23% dei PdP, allora queste due potenze, se alleate, possono incidere fortemente sulle decisioni che guidano l’economia mondiale, probabilmente volgendole a loro favore.

L’America, con lo scandalo che ha coinvolto Dominique Strauss-Khann, è riuscita a far insediare, come successore alla dirigenza del

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FMI, Christine Langarde, fortemente appoggiata da Hillary Clinton, ex Segretario di Stato americano. Il risultato prodotto è stato duplice: si è evitato l’abbandono del dollaro come principale valuta di scambio e si sono calmate le acque grazie ad una nuova distribuzione dei PdP che ha riconosciuto qualcosa in più ai BRICS, pur lasciando la maggioranza (il 16%) agli USA.

I PdP, inoltre, determinano la classifica dell’influenza degli Stati su scala mondiale e definiscono i partecipanti ai G8. Con questa nuova distribuzione dei PdP è cambiata di conseguenza la classifica della rilevanza delle nazioni: l’Italia è tra quelle potenze che hanno perso posizioni rimanendo ipoteticamente fuori dalle riunioni dei G8. Tuttavia, dal 1999, è stato istituito il G20 (non molto diffuso prima dell’avvento di questa crisi). Così, anche quei paesi che non hanno la possibilità di far parte del G8, possono partecipare a questo nuovo consesso e far sentire la propria voce.

Nell’attuale momento di crisi e passaggi di testimone alla guida dell’economia mondiale, vi sono importanti confronti tra le varie potenze. Nelle riunioni del G20 si percepisce un certo nervosismo e, da prassi ufficiosa, si sono consolidate al suo interno riunioni più limitate, come il G7/8 o, addirittura, il G2 (USA/Cina).

La diade cino-americana farebbe pensare ad una successione del Celeste Impero alla guida dell’economia mondiale, ma finché una nuova distribuzione di PdP all’interno del FMI non comprometterà la maggioranza americana, non si potrà parlare di una vera e propria uscita da questa crisi imposta dall’austerity e dalla difficile situazione economica delle vecchie potenze.

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Un’immagine dei recenti scontri avvenuti in Ucraina.

La Russia e la Cina sono gli Stati che più di tutti, tra i BRICS, fanno sentire la loro voce a livello internazionale. L’America e i suoi alleati non cedono e non cederanno presto il posto di comando dell’economia, ma i BRICS sono stanchi di aspettare e insieme si stanno adoperando per instituire una nuova banca mondiale: il dollaro, nei piani delle economie emergenti, non sarà la valuta con la quale faranno gli scambi commerciali, il che porterebbe ad una prevedibile crisi nei rapporto con gli USA. Queste logiche economiche e commerciali iniziano a provocare le reazioni dei cittadini come, ad esempio, i recenti fatti di Ucraina dovuti al bivio tra il partenariato con l’UE (la volontà dei cittadini) e la permanenza sotto l’influenza energetica russa (la scelta del governo di Yanukovich).

Gli USA e l’UE stanno giocando una partita ad alta tensione contro i BRICS. Alla fine di questa, si vedrà chi sarà il nuovo leader economico mondiale. L’unica cosa certa è che prima o poi una fazione dovrà piegarsi all’altra e accettare la sconfitta. L’unico dubbio è se ci vorrà una guerra su grande scala o se si troverà un accordo meno dannoso per le popolazioni innocenti che, per lo più, sono ignare di tutto quello che sta accadendo nel mondo. Speriamo nel buon senso, ma la storia insegna.


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