«I bilanci si fanno alla fine», sottolinea il direttore di Rai3 Andrea Vianello. Ma il risultato di ieri di Ballarò non può non allarmare: un milione di spettatori in meno rispetto alla prima puntata, share quasi dimezzato, distanza siderale dalle medie d'ascolto delle passate stagioni del programma. Quello che sembrava l'ultimo baluardo dei talk, unico in grado di rimanere in doppia cifra, mostra non solo i segni di un cedimento, che già si vedevano, ma quelli di un crollo. Se Sparta piange, Atene non ride. Quantomeno non brinda. DiMartedì di Giovanni Floris guadagna qualche punticino, ma non discosta molto dalle percentuali non entusiasmanti dell'avvio.
Sarà la concorrenza di fiction e calcio, la scelta sbagliata degli ospiti, la fase politica non tambureggiante, la fuga dalle reti generaliste, l'incapacità di rinnovare i format. Oppure - come sostiene Michele Santoro - sarà che l'overdose di talk ha creato nel «pubblico una specie di nausea e un vero e proprio rigetto», mettendo a nudo «la stanchezza di un genere». Il giornalista, alla vigilia della partenza di Servizio Pubblico su La7, annuncia che questo sarà l'ultimo anno alla conduzione, confermando le intenzioni già espresse in passato di lasciare il timone ad Announo di Giulia Innocenzi e prendere altre strade. Quale che sia la ragione - e probabilmente concorrono tutte -, i dati di ascolto parlano chiaro: la seconda puntata di Ballarò, che ospitava l'intervento satirico di Paolo Rossi, si è fermata a 1 milione 517 mila spettatori pari al 6,53% di share contro i 2 milioni e 503 mila spettatori e l'11,76% della puntata di esordio con l'intervista a Roberto Benigni.
Sono lontane le medie del Ballarò di Floris, che già appariva in calo: dal record del 17% di share della stagione 2011-2012, al 16% di quella successiva, fino al 13% di quella passata. «Certo non festeggio per gli ascolti di ieri, ma quello della prima puntata è stato un risultato eccezionale - commenta Vianello -. Ieri c'è stato un supermartedì con la fiction su Rai1 e un turno infrasettimanale di calcio». Il direttore di Rai3, dal Prix Italia di Torino, difende la scelta, onerosa, di chiamare un esterno. «Per ora - assicura - Giannini sta andando bene e non è in discussione, farà gli aggiustamenti che ritiene puntata per puntata. Il campionato è lungo». Leggera risalita su La7 per gli ascolti per diMartedì, passato dai 755 mila spettatori e il 3,47% della prima puntata ai 967 mila spettatori di ieri sera con il 4,23% di share. Floris, per l'assenza di Lilli Gruber, è passato alla guida di Otto e mezzo, che viaggia sopra il 4% di share, un pò sotto la media della collega. Si è invece interrotta, almeno per il momento, l'avventura partita male della striscia quotidiana diciannovEquaranta.
In questo avvio di stagione soffrono un pò tutti i talk, dopo il trend in calo dello scorso anno, ed a patirne è soprattutto La7 che ha puntato tutto su quel genere. Domani toccherà a Santoro con Servizio Pubblico che, dopo il boom della seconda stagione (la prima su La7), nella fase finale di quella passata non è più riuscito ad andare in doppia cifra. «Voi sapete che io ho sempre sentito la necessità di battere strade nuove e per questo motivo ho deciso che questa sarà l'ultima stagione di Servizio Pubblico - annuncia su Facebook -. Non condivido la scelta di riempire all'inverosimile la programmazione di trasmissioni d'approfondimento, i cosiddetti talk».
Il giornalista stigmatizza «l'impoverimento progressivo della tv che è seguito al quasi monopolio del ventennio berlusconiano», ma prende di mira anche gli attacchi di Grillo e Renzi ai talk show. «Voi siete portati a considerare innocue queste affermazioni e a dar loro ragione. Invece sbagliate», scrive rivolgendosi al suo pubblico, perchè «ai politici dovrebbe essere proibito di fare qualunque affermazione che limiti la libertà di informazione».