Focus on: House of Cards

Creato il 22 marzo 2013 da Pianosequenza

House of Cards

(House of Cards)
di Beau Willimon, Michael Dobbs, USA (2013) – Netflix
13 episodi da 60’

Netflix è una società americana che, con lungimiranza, ha saputo passare nell’ultimo decennio dal noleggio “materiale” di VHS e DVD a quello digitale di streaming di qualità, accessibile previo pagamento di pochi dollari/sterline. Non contenti di limitarsi alla distribuzione di contenuti prodotti da terzi, alla Netflix hanno quindi messo in campo un progetto estremamente ambizioso: dare vita ad un serial “autoctono”, in grado di rivaleggiare quanto a qualità e contenuti con i principali competitor proposti annualmente dai network più prestigiosi. Nasce così House of Cards.

Gli episodi seguono le vicissitudini quotidiane del politicante Francis Underwood (un monumentale Kevin Spacey), che lavora a Washington elevando ad arte l’inciucio e la minaccia, nell’ambizione di scalare, un passo alla volta, la piramide sino ad un posto nel ticket democratico per il successivo mandato. Persino la sua vita familiare, condivisa con la moglie Claire (Robin Wright), è indissolubilmente legata agli intrighi della politica. Completa (e complica) il quadro la giovane reporter Zoe Barnes (Kate Mara), disposta a tutto pur di pubblicare lo scoop di una vita; prevedibilmente, il suo destino si legherà a quello dell’ineffabile Frank.

Il soggetto di House of Cards è liberamente tratto da una miniserie britannica dei primi anni novanta (adattamento dell’omonimo romanzo di Michael Dobbs) ed affidato per un restyling a stelle e strisce allo sceneggiatore Beau Willimon, che già con Le idi di marzo si era dimostrato particolarmente a suo agio nel tratteggiare i lineamenti di tutti gli ambigui personaggi che si aggirano dietro le quinte della politica americana. David Fincher figura come padre “artistico” del progetto nonché come sponsor appetibile per un’ampia platea di cinefili moderatamente esigenti e, sebbene siano pochi gli episodi effettivamente griffati dal talentuoso regista di Seven e Fight Club, è possibile notare nella cifra stilistica dell’intero serial la stessa atmosfera decadentemente postmoderna diventata negli anni distintiva per il Cinema di Fincher – tra i registi degli episodi figurano anche Joel Schumacher e James Foley.

Il serial è impreziosito da alcune intuizioni decisamente originali, su tutte l’idea di abbattere la proverbiale quarta parete concedendo al personaggio di Kevin Spacey la possibilità di rivolgersi direttamente allo spettatore; questo espediente, diventato motivo di marketing virale con la nascita di innumerevoli parodie sparse sul web, punteggia con formidabile efficacia la narrazione, garantendo una giusta dose di humor ma anche ulteriore empatia nei confronti dello spregevole deputato Underwood.
La principale e più significativa novità che arriva da House of Cards è però insita nel format stesso e più in particolare nel nuovo modo in cui lo spettatore si rapporta con il medium televisivo: l’intera prima stagione del serial (tredici episodi)  è infatti stata rilasciata “in blocco” su Netflix, rendendo possibili maratone lunghissime e poco salutari per tutti i fan rimasti invischiati nella ragnatela del carismatico Frank. Come definito dallo stesso Fincher, House of Cards è di fatto un “film con interruzioni” più che un insieme omogeneo di episodi, e questo ha considerevoli conseguenze anche sul modo nel quale le singole puntate sono concepite, mancando la necessità del consueto cliffhanger (colpo di scena) indispensabile per mantenere nel tempo l’interesse prima del successivo appuntamento. Si tratta di un continuum narrativo che scorre fluidamente da un episodio all’altro, lasciando all’utente la possibilità di interromperlo quando lo ritiene più opportuno: un approccio innovativo ed estremamente moderno, che guarda con attenzione all’evoluzione verso l’on demand destinata a coinvolgere nel prossimo futuro il mondo dei media.
Ovviamente tutte le brillanti intuizioni di produttori ed autori verrebbero vanificate se House of Cards non fosse un prodotto valido innanzitutto da un punto di vista televisiv-cinematografico: sono un perfetto casting e l’attento lavoro di sceneggiatura a garantire ore di intrattenimento di qualità decisamente al di sopra della media. La speranza è che prima o poi si possa apprezzare anche dalle nostre parti.
Rivoluzionario.


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