Questo sole è incoraggiante. Il primo giorno del 2012, da Via Vittime Civili, Foggia si presenta col vestito buono al nuovo anno. Cani e padroni passeggiano in una città silenziosa. I cassonetti sono vuoti, a terra non ci sono rifiuti. Da una parte, la torre del Comune è una foto con sfondo azzurro, sotto non c’è nemmeno un dipendente delle cooperative a protestare; dall’altra, uomini in calzamaglia corrono verso l’orizzonte in movimento delle pale eoliche in fondo a via Napoli. La farmacia di Poppi è chiusa, il bar all’incrocio con Viale Ofanto invece ha aperto presto. Ci lavora anche un uomo con l’accento milanese. Dentro ci trovi “Repubblica” e “Libero” oltre alla “Gazzetta del Mezzogiorno” e al “Corriere dello Sport”. Si può dire sia un bar completo, il bar leader della zona: prendi il caffè, le sigarette, fai benzina e parti. Gli alberi che delimitano il rettilineo su cui affaccia Agraria hanno messo radici profonde che hanno dissestato marciapiede e pista ciclabile. Io non uso né l’uno né l’altra.
Sara si è svegliata alle 9.20. Era andata a dormire poco dopo le 11 il 31. Ha fatto tutta una tirata. I botti di mezzanotte per fortuna non l’hanno spaventata né svegliata. Il sindaco non ha voluto vietare i fuochi di capodanno. Non ha seguito l’esempio del suo più mediatico omologo barese. Chissà, forse non se l’è sentita di togliere ai foggiani anche i balocchi dopo avergli già sottratto il parcheggio libero. Fino a quando non ho visto dormire Sara così beatamente, nel bel mezzo degli assordanti festeggiamenti, ho pensato che il sindaco di Foggia avesse sbagliato: bisognava vietare i botti. Poi ho cambiato idea. Non sarà “in linea” con l’Europa (l’Europa…), come invece le strisce blu, ma questo rumore di fondo di “bombe a mano e tric e trac” fa parte di un rito ancestrale. Un po’ come quello praticato dalle donne che scuotono tappeti e tovaglie dai balconi facendo volare di sotto polvere e briciole di pane (quando va bene...). A me, quelle signore fanno venire in mente il figlio di Vitellozzo in “Non ci resta che piangere”, quello che si affacciava alla finestra e faceva pipì. Non è che le puoi condannare, quelle donne. Non è che puoi vietare al figlio di Vitellozzo di liberare l’arnese…E' una città che resta grezza, originale, coi baffi e senza peli sulla lingua Foggia. Più vicina a Istanbul che a Bolzano (-8). Pure sta cosa della differenziata: va bene, bisogna recuperare tutto ciò che è riutilizzabile, d’accordo, ma non cercate di convincerci che stare appresso al cestino della carta, al contenitore del vetro, sciogliere l’enigma dell’umido e mettere da parte i cartoni possa davvero migliorare la qualità della vita. Io dico che la peggiora. Un disoccupato foggiano, rispetto a un disoccupato bolognese, ha il vantaggio di non doversi preoccupare pure della differenziata e del giorno in cui ritirano gli ingombranti a domicilio. La vecchia lavatrice ormai andata o il televisore diventato daltonico li prendi e li metti vicino al cassonetto, qualunque cassonetto, senza doverti preoccupare del loro destino. Avranno ciò che la sorte e le circostanze gli hanno riservato.
Oggi Sara pesa 7 chili e 320 grammi. Cresce. Soprattutto in sorrisi e lunghezza. Quest’anno a Foggia ne sono nati parecchi di bambini. Oltre a Sara, sono arrivati Elena, Benedetta, Andrea e chissà quanti altri ancora. Sono nati nel 2011, l’anno in cui la provincia di Foggia, secondo i parametri de “Il Sole 24 ore”, ha meritato l’ultimo posto in Italia in quanto a vivibilità. Quando “Il Sole” pubblica la sua classifica tutti, immediatamente, fanno coincidere la Capitanata col suo capoluogo. E’ una tradizione che unisce.
Dice che “Foggia è incivile”. Fosse questo il problema. Senza botti, sono le 2:23 e Sara s’è addormentata da pochi minuti. Ed è ancora il primo giorno dell’anno.
PS Resta da capire se vivere a Foggia sia eroico o diabolico come perseverare nell’errore.