Con un voto a maggioranza, larghi strati di assenza tra l’opposizione e qualche mal di pancia rientrato all’ultimo momento, il Consiglio comunale ha approvato la richiesta di accesso al fondo dello Stato per evitare il dissesto: 37 milioni di euro da restituire in dieci anni senza interessi (rata da tre milioni e 700 mila euro).
L’accesso al fondo provocherà tuttavia un inasprimento fiscale verso l’alto, dall’Imu (ma è possibile lavorare sulle detrazioni con il regolamento municipale) alla Tarsu (più 13% ma in questo caso l’aumento è a prescindere perché lo Stato prevede la copertura al 100% del costo) fino alle tariffe per i servizi a domanda individuale (almeno il 36% contro l’attuale 27% denunciato anche dalla Corte dei conti).
La maggioranza di centrosinistra vede il bicchiere mezzo pieno, l’opposizione mezzo vuoto. Può darsi che un giorno chi protesta oggi si potrà avvantaggiare di questa decisione. Si vedrà.
Con l’adozione del piano non si dichiara il dissesto (ma questo vuol dire che i piani di risanamento non sono stati all’altezza) e già dal 2015 si potranno rivedere le tariffe che in ogni caso possono essere mitigate con le detrazioni.
Il numero dei dipendenti in diminuzione per i pensionamenti potrà essere in parte rimpiazzato.
Sono inoltre possibili investimenti ed il patrimonio può essere utilizzato per produrre reddito. I creditori vengono pagati secondo il loro diritto, e cioè crediti certi, liquidi ed esigibili. Sono inoltre gestibili le risorse destinate ai servizi.
Filippo Santigliano da La Gazzetta del Mezzogiorno