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Fondi comuni, il conflitto di interessi di banche e promotori finanziari

Da Mrinvest

Fondi comuni, il conflitto di interessi di banche e promotori finanziariI fondi comuni di investimento e i prodotti in genere che ci consigliano le banche, sono di qualità? Perchè banche e promotori  finanziari “spingono” per vendere un determinato fondo, o un determinato prodotto?
E’ questo un aspetto che fa parte delle cose “nascoste” che ogni risparmiatore dovrebbe conoscere.
Il conflitto di interessi. Una volta le banche diffidavano e trascuravano l’industria del risparmio gestito, ma con il passare degli anni il loro interesse per i fondi comuni è cresciuto, e di molto. Infatti, dopo la legge del 1991 sulle Sim, quasi tutto il settore ha finito per essere in mano alle banche.

Le Società di Gestione del risparmio (Sgr), delle quali sono azionisti appunto le banche,

producono e gestiscono i prodotti che verranno poi distribuiti dalle banche stesse, o dalle reti di promotori finanziari.
E’ facile intuire che banche e promotori finanziari (che sono monomandatari, cioè possono collocare solo prodotti della Società o banca di cui fanno parte) sono “costretti” a vendere ai risparmiatori i fondi delle Società per cui lavorano, indipendentemente dalla loro qualità. Lo stesso governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha definito il fenomeno un chiaro conflitto di interessi da risolvere al più presto per tutelare (parole sue) i risparmiatori.

Da qualche anno ormai molte banche hanno pensato bene di distribuire anche prodotti e fondi di case di investimento “terze”, cioè non appartenenti alle stesse banche. In questo modo, utilizzare tanti prodotti che non siano solo della casa madre, consente ai risparmiatori di realizzare un asset allocation ottimale, scegliendo il prodotto migliore.

Ma questa, nella maggior parte dei casi, rimane solo teoria, perchè le banche tendono a distribuire i prodotti della casa, forzando addirittura la mano su un prodotto piuttosto che su un altro, e questo per motivi di budget e di guadagno. E per farlo paga alte provvigioni a chi piazza i prodotti (promotori finanziari interni – cioè dipendenti – ed esterni), stanziando anche viaggi premio esotici, orologi d’oro, e premi in denaro. E non importa se il prodotto risulta scadente o no, importante è vendere.

Mi sento di dire che ormai l’attuale sistema distributivo in Italia è in via di estinzione. Il monomandato dei promotori finanziari lascerà il passo alla figura professionale del consulente finanziario indipendente, che già esiste, e per il quale si sta studiando la formula giusta per creare un Albo professionale. Il quale Albo sarebbe già in essere, se non fosse per gli ostacoli imposti da una lobby, quella bancaria, che vuole salvaguardare i propri interessi.


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