> Fondi bilanciati. Investono in titoli di Stato, obbligazioni e azioni, in Italia e all’estero. La quota del portafoglio destinata alle azioni va dal 30 al 70%, secondo la loro “aggressività” verso il rischio di mercato. Sono adatti per i risparmiatori che vogliono far crescere il capitale nel medio lungo termine (oltre i cinque anni) e dovrebbero ottenere un rendimento superiore a quello dei fondi obbligazionari, ma con una volatilità superiore per via della componente azionaria.
In sostanza quando le azioni crollano questi fondi perdono meno degli azionari, nei momenti di mercato favorevole chiaramente le loro performance sono inferiori a quelle degli azionari.
> Fondi azionari. I fondi di liquidità e i fondi azionari sono le due estremità del rischio. Questi ultimi investono in azioni almeno il 70% del patrimonio e sono adatti a soddisfare l’esigenza di chi vuole far crescere il proprio risparmio nel lungo termine (si parla di almeno 10 anni). Esiste una tipologia ampia di fondi azionari, che vanno dagli italiani agli europei, dai mercati emergenti a
quelli specializzati (energia, materie prime, e altro).
C’è da dire che sono decenni che dei fondi azionari si parla e si sparla, qualcuno li benedice, altri, scottati dai risultati deludenti (molti hanno anche perso più della metà del loro capitale), li vorrebbero al rogo insieme con i gestori, altri ancora, i più prudenti, li temono più per sentito dire che per averli provati.
E’ chiaro che un investimento di questo tipo non è adatto a tutti i profili di rischio, e, inoltre, come abbiamo detto in un altro articolo, è stato uno strumento finanziario usato in modo sbagliato.
Infatti i fondi azionari sono stati comprati regolarmente sui massimi, dopo mesi e persino anni di rialzi, e (s)venduti quando crollavano i mercati. Di chi è la colpa? Un pò di tutti. Di chi li vendeva (banche e promotori finanziari) e soprattutto di tv e giornali, pronti a cavalcare la tigre nei momenti di euforia, osannando questi prodotti, e gridando “attenti al lupo”, denigrandoli, quando ormai in borsa c’erano solo macerie. Proprio un bel lavoro di educazione finanziaria!
Una buona percentuale di colpa sarà anche dei risparmiatori, ma il fenomeno è stato molto grande ed è stato gestito male soprattutto dai cervelloni del sistema finanziario e dagli infallibili “guru”, che si sono arricchiti alle spalle del “parco buoi”, cioè dei piccoli risparmiatori.
Non ci stancheremo mai di consigliare di informarsi bene, di leggere i prospetti, di scegliere con prudenza. Se usati bene, i fondi bilanciati e azionari possono dare al portafoglio quel valore aggiunto che i Bot o i fondi di liquidità non daranno mai (soprattutto con i tassi di oggi). Chi ha un profilo di rischio medio alto ed un orizzonte temporale di diversi anni, può diversificare investendo una percentuale del proprio risparmio (diciamo un 20-30%) in fondi bilanciati o azionari e seguirli nel tempo, assistito da un buon consulente finanziario.
Un modo molto intelligente per investire in fondi bilanciati e azionari è attraverso la sottoscrizione di un pac (piano di accumulo di capitale), del quale parleremo diffusamente in un prossimo articolo.
(Segue quarta parte)