“Perchè, anche se guadagno poco o niente, o addirittura perdo, pago lo stesso tante commissioni?”
> Commissioni di performance. Alcuni fondi comuni prevedono delle commissioni, dette di performance o di incentivo, a favore delle società di gestione, nel caso in cui l’andamento del fondo, entro un determinato periodo, abbia superato un parametro di riferimento (benchmark) prestabilito. E’ quindi un premio che l’investitore corrisponde al gestore in cambio di un risultato particolarmente positivo.
Ad esempio, in un anno un fondo azionario italiano cresce del 18%, mentre il benchmark corrispondente, rappresentato dall’FTSE MIB, cresce del 13% (può succedere). Il gestore ha così ottenuto una performance superiore al benchmark del 5%. Su questa percentuale si applica la commissione, pari ad esempio del 20%. Per cui, i partecipanti devono pagare l’1% (5% x 0,2), ed il rendimento a loro spettante scende dal 18 al 17%. Il gestore in pratica si trattiene l’1% di premio perchè ha battuto l’indice.
Attualmente queste commissioni (che possiamo definire spese) si applicano sull’80% dei fondi flessibili, sul
75% degli azionari, sul 74% dei bilanciati, sul 59% degli obbligazionari e addirittura sul 30% dei fondi monetari.
Non intendiamo addentrarci in sfaccettature tecniche, come il metodo dell’high water mark (il prelievo non viene effettuato in caso di perdita di valore del fondo ma solo quando le perdite saranno recuperate) o sull’hurdle rate (il periodo su cui calcolare la perfomance non deve essere breve, come succedeva prima delle nuove norme fissate dalla Banca d’Italia il 1° gennaio 2007 – persino tre mesi o un mese – ma almeno di un anno).
Però vogliamo soffermarci facendo tre considerazioni:
1) La costosità di un fondo. Essendo il gestore già remunerato dalla commissione di gestione, non certo leggera, è giusto dargli un’ulteriore premio in caso di sovra performance, considerando anche che le statistiche internazionali tacciano i fondi italiani come i più costosi in assoluto?
2) Ci chiediamo se il gestore che incassa la sola commissione di gestione farà scelte meno attente di quelle del gestore “stimolato” dalla commissione di performance. Quest’ultimo, poi, sarà tentato di fare scelte più aggressive, facendo aumentare il rischio del portafoglio gestito?
3) Il merito del gestore. Secondo il nostro parere, se si applica una commissione di performance, sarebbe giusto che l’investitore fosse rimborsato di una parte delle commissioni di gestione nel caso che il gestore sia stato incapace di raggiungere un risultato superiore al benchmark. Il responsabile è il gestore ed è giusto premiarlo, ma si deve assumere le proprie responsabilità di fronte ad una cattiva gestione, risarcendo l’investitore.
Ci viene un dubbio e ci facciamo una domanda: è lecito pensare che la commissione di performance sia un modo per aumentare, in maniera poco trasparente, le già alte commissioni di gestione?
N.B.: E’ bene sapere che, in base al “Regolamento sulla gestione collettiva del risparmio” emanato dalla Banca d’Italia nel 2006, tutti i fondi devono indicare nel loro regolamento il limite massimo di percentuale (fee cap), rispetto al valore del fondo, che le commissioni complessive, sia di gestione sia di performance, non possono superare.
(Segue quarta parte)