“Perchè, anche se guadagno poco o niente, o addirittura perdo, pago lo stesso tante commissioni?”
E’ bene essere informati sulla natura ed il livello delle commissioni che il risparmiatore deve sostenere, in quanto incidono negativamente sulla performance dei fondi comuni. Prendiamo in esame tutte le commissioni.
> Commissioni di sottoscrizione. Sono spese una tantum che vengono detratte dal capitale investito al momento della sottoscrizione. Variano da fondo a fondo e diminuiscono con l’aumentare dell’importo investito (ma possono anche essere calcolate in una percentuale fissa, indipendentemente dall’ammontare investito).
E’ comunque prevista la possibilità per le società di gestione di praticare uno sconto, anche fino al
100%. Questa opportunità è riportata sul prospetto informativo dei fondi e la facoltà di applicazione è del promotore finanziario o della banca.
Le commissioni di sottoscrizione possono arrivare anche al 4-5% (nei fondi azonari) della somma investita, e si applicano per scaglioni. Facciamo un esempio. Se investiamo 100.000 euro in un fondo comune e questi rientrano nello scaglione del 3%, significa che il nostro investimento effettivo risulta di 97.000 euro, in quanto 3.000 euro vengono trattenute dalla società di gestione. Un bel valore aggiunto, non c’è che dire!
Una volta le commissioni di sottoscrizione si pagavano sempre, ed erano molto salate (i lussemburghesi Fonditalia e Interfund, distribuiti da Fideuram, facevano pagare fino al 7,5%!). Oggi molti fondi sono esenti da spese o le stesse sono scontate. Solo i fondi sottoscritti online non sono soggetti a commissioni di sottoscrizione, e questo avviene perchè le spese servono a remunerare le reti di vendita (banche e promotori finanziari), mentre online non ci sono intermediari da pagare.
> Commissioni di rimborso. Sono previste in alternativa a quelle di sottoscrizione, e si applicano se il risparmiatore chiede il rimborso, anche parziale, delle quote entro un certo arco di tempo (in genere prima dei tre anni). Si paga una percentuale, indipendentemente dall’importo rimborsato, che si riduce ogni anno a partire dalla data della sottoscrizione (per esempio si paga il 3% se si disinveste entro il primo anno, il 2% dopo il primo anno ed entro il secondo, e l’1% entro il terzo anno). Quindi non si paga per sottoscrivere il fondo, ma si è “costretti” a rimanere per qualche anno fermi, salvo appunto pagare le commissioni.
I fondi che prevedono commissioni di sottoscrizione vengono definiti “load”. Quelli che non le prevedono si chiamano “no load”. I fondi che non prevedono commissioni di sottoscrizione, ma di rimborso, si chiamano “no load a tunnel”. Esistono infine fondi che non prevedono né commissioni di sottoscrizione né di rimborso, e vengono definiti “no load puri”.
Consiglio: evitiamo di investire in fondi comuni dove si è costretti a pagare commissioni di sottoscrizione o di rimborso. La beneficenza va fatta nelle sedi più opportune!
(Segue seconda parte)