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Fondo per l’editoria, nessun passo indietro. Peluffo: “Nel 2013 ci orienteremo sulle copie effettivamente vendute”

Da Kobayashi @K0bayashi

Almeno per quest’anno, dopo l’ok al rifinanziamento del fondo per l’editoria e lo stanziamento di 120 milioni di euro (sui 160 richiesti dal settore), tante testate italiane in difficoltà sembrano averla scampata, ma nel 2013 tutto potrebbe cambiare: all’orizzonte, infatti, ci sono nuovi criteri di selezione per scremare la lista dei possibili beneficiari di finanziamenti pubblici al comparto editoriale che non potranno prescindere da una maggiore trasparenza del sistema e da una più elevata efficacia nel premiare chi è stato capace negli anni di resistere meglio sul mercato, con prodotti editoriali effettivamente letti e non solo stampati solo per pochi intimi.

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La scure allo studio del governo non è cosa nuova, ma il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’editoria Paolo Peluffo è tornato nuovamente sull’argomento: “Il pluralismo dell’informazione si difende con prodotti editoriali letti dal pubblico e per i finanziamenti dell’anno prossimo ci orienteremo sulle copie effettivamente vendute”, ha confermato. “E’ necessario ripensare ai meccanismi per risparmi di spesa, tuttavia – ha precisato Peluffo – ciò non poteva essere fatto con un taglio dell’80% e quindi si è provveduto a elevare il fondo di quest’anno a 120 milioni di euro”.

Se alle parole seguiranno i fatti, dunque, pare che la pacchia potrebbe essere davvero sul punto di finire. In parole povere: contributi sì, non più indiscriminati ma distribuiti secondo criteri molto più oggettivi e verificabili che in passato. Sui contributi del 2013 in “ci dovremmo muovere – ha concluso il sottosegretario – verso una maggiore selettività dal punto di vista industriale aprendo le prospettive all’online, così come copriremo quei costi effettivi che premiano quei soggetti che hanno portato alla lettura dei loro prodotti”.

L’idea, al momento, è di affiancare al parametro delle copie effettivamente vendute anche l’effettiva occupazione professionale dei dipendenti (siano essi giornalisti o poligrafici) e soprattutto degli investimenti delle testate richiedenti nell’online. Tra i quotidiano che ad oggi hanno potuto beneficiare di contributi milionari dallo Stato anche tanti nomi noti del settore: il Manifesto, Avvenire, Il Foglio, L’Avanti, il Riformista.


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