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Ci sono tante immagini che ora passano davanti ai miei occhi, dalla sveglia quasi improvvisa nel mezzo della notte, il viaggio in macchina fino in ospedale, la passeggiata al freddo fino ad arrivare all'unico pronto soccorso che abbia mai visto praticamente deserto, Julez che alla prima visita rompe le acque, l'attesa del crescendo delle contrazioni, l'ostetrica che, a mezzogiorno, mi rispedisce a casa per mangiare e dormire un paio d'ore, perchè ci sarà bisogno che io sia almeno in parte riposato in vista del resto della giornata, il ritorno scandito da ogni singola fitta passata da lei a me, stretti vicini oppure con una mano che strizzava l'altra come uno straccio quasi si fosse ribaltato l'equilibrio delle forze, l'arrivo dei genitori, Julez che abbraccia suo padre piangendo, la camminata verso le sale parto, il passaggio di consegne tra le ostetriche a fine turno, le piastrelle del corridoio misurate come fossero un anello infinito nell'attesa di rientrare appena terminata la procedura per la peridurale, ogni grido ed ogni lacrima di Julez, ogni incitazione, ogni parolaccia, ogni imprecazione, il bambino che finalmente esce quasi in un colpo solo, il cordone ombelicale tagliato in tre colpi di forbici perchè la luce non era perfetta e mi tremava la mano, mio fratello che arriva a sorpresa, i genitori impazziti e presi a trattenere senza successo l'emozione, mio padre che allunga la mano verso di me per stringerla prima di un abbraccio, le lacrime che scendono ora, finalmente, quando al termine di un giorno di quarantotto ore sono a casa, con un Southern Comfort ed il buio pronto a darmi un pò di riposo.
Ma nessuna è come quella di pochi momenti dopo le ventitre e diciassette, quando al termine della pesata e del bagno, la puericultrice ha appoggiato tra queste braccia - su uno solo, a dire il vero - mio figlio.
Il Fordino. Alessandro Leone.
Un piccoletto di due chili e novecentocinquanta grammi responsabile del mio passaggio ad un'altra generazione.
Quella dei padri.
Quella di chi sta lasciando qualcosa in questo mondo che va oltre ogni sogno che è possibile coltivare.
Quella che neppure se stessi qui a guardare tutti i film della Storia del Cinema e descriverli al meglio con le migliori parole di cui potrei essere capace l'emozione sarebbe la stessa del momento in cui quelle piccole mani fredde e quasi viola hanno stretto impercettibilmente i miei indici.
Quelle mani così piccole e fragili che con tutti i muscoli allenati ogni mattina alle sei non riesco a fare altro che sentirmi disarmato.
Benvenuto, figlio mio.
Che per non farti mancare proprio niente hai già fatto un regalo a tuo padre, nel pieno spirito di questo Saloon.
Perchè da ora in avanti Kid Rock condividerà il compleanno con te.
MrFord
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