Giovedì 01 Dicembre 2011 09:05
Un nuovo rapporto pubblicato da associazioni indigene peruviane, AIDESEP, FENAMAD e CARE, assieme alla Forest Peoples Programme (FPP), rivela l'impatto che i progetti REDD stanno già avendo sulla vita delle popolazioni indigene. In Perù i progetti pilota REDD gestiti da alcune ONG e da imprese stanno già minando i diritti dei popoli indigeni, e stanno portando a una vera e propria pirateria di carbonio, con la conseguenza di creare conflitti sulla proprietà della terra e per il controllo delle risorse. La protesta da parte delle associazioni indigene ha portato alla revisione di alcuni dei progetti, finanziati dalla Banca Mondiale, ma ancora mancano solide garanzie circa il rispetto dei diritti indigeni.
Roberto Espinoza Llanos, coordinatore del Programma Clima AIDESEP e uno dei principali autori del rapporto, spiega: "Gli impegni assunti dal precedente governo nel 2011 sono stati assunti dallo Stato e approvati in una riunione con la Forest Partnership Carbon Facility della Banca Mondiale. Ci auguriamo che il nuovo governo e la Banca Mondiale mantengano la promessa di rispettare i diritti territoriali delle comunità indigene".
Il rapporto di AIDESEP e FPP sottolinea come, in mancanza di solide regole, in Perù si è giù formata una prospera pirateria di carbonio. I promotori dei progetti battono la foresta in lungo e in largo, cercando di convincere i popoli indigeni e le comunità locali di entrare in partnership con un progetto REDD, promettendo milioni di dollari in cambio della loro firma. Ma i dollari sono da vedersi, mentre la cede autorizza già il controllo dei territori tradizionali a terze parti. Molti di questi contratti prevedono clausole di riservatezza e non prevedono alcuna supervisione indipendente, né alcun supporto legale per le comunità indigene, che restano alla mercé dei pirati del carbonio: alcuni di questi popoli non parlano bene lo spagnolo, mentre si chiede di firmare complessi contratti commerciali in inglese (contratti sono soggetti alla legislazione inglese, che non conoscono). Molte comunità hanno firmato contratti capestro e ora tentano a fatica di svincolarsene. Un leader della comunità di Bélgica nel sud-est Perù spiegato: "... Ci hanno presentato con un fondo fiduciario e ora la comunità è costretta a cedere l'amministrazione del territorio comunitario ed è soggetta per 30 anni alle decisioni di chi gestisce il progetto.... Questo non ci consente di prendere decisioni sul nostro territorio o pianificare il futuro dei nostri figli. "
Il fatto è che in Perù molte altre comunità non hanno ancora ottenuto il riconoscimento del diritto alle loro terre ancestrali. Si stima che 20 milioni di ettari di territori comunitari indigeni nel paese ancora non siano riconosciuti ufficialmente, tra questi quelli degli indigeni ancora isolati, che non hanno ancora avuto contatto con l'uomo bianco. In virtù dei trattati internazionali sottoscritti dal Perù, tutti questi terreni dovrebbero essere riconosciuti come possedimento tradizionali dei popoli indigeni. Ma nel frattempo fioriscono le richieste di 'concessioni conservazione' (con l'intenzione di creare progetti REDD) da parte dei privati e delle ONG ambientali. Molte di questi 'concessioni' si sovrappongono direttamente a territori dei popoli indigeni 'ancora in attesa di riconoscimento legale, in tal modo ponendo le basi per uno furto di terra autorizzato dalle autorità.
Ma le associazioni indigene non si limitano a indicare i problemi, hanno anche proposto soluzioni. Per questo hanno invitato il nuovo governo peruviano a ripensare i piani climatici e forestali e a utilizzare i fondi REDD per proteggere territori dei popoli indigeni della foresta e per sostenere progetti di protezione degli stock di carbonio basati sulla tradizioni delle comunità indigene.
Invece di sperperare il denaro per finanziare un instabile e pericoloso mercato finanziario del carbonio, sarebbe molto più utile alla protezione del clima globale l'erogazione di modesti e selezionati finanziamenti volti a garantire i diritti alla terra dei popoli indigeni e a supportare una gestione forestale sostenibile da parte della comunità.
Si tratterebbe di un approccio basato sul diritto e molto più efficaci in termini di resa, basati su collaudati sistemi di gestione forestale. Un approccio in grado di ridurre le emissioni e proteggere le foreste, ma anche di ridurre la povertà, assicurare la sicurezza alimentare e proteggere la biodiversità.
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