Gli europei sono sempre stupiti e anche un po’ offesi quando in certi settori alimentari tradizionalmente presidiati dal Vecchio Continente si affacciano nazioni (in quell’ambito) molto più giovani. Questo è stato il caso del vino, per il quale ormai dovremmo aver metabolizzato il ruolo di produttori-concorrenti assunto altri Paesi come gli Stati Uniti. Potrebbe essere anche il caso dei formaggi?
Vale come segnale debole l’ingresso dei formaggi di produzione giapponese nel menu del ristorante francese Signature di Tokio, un “evento” tale da meritarsi la citazione anche del Wall Street Journal. Il Signature e il suo chef Olivier Rodriguez vantano una stella Michelin e la Francia non manca di formaggi di tutto rispetto, ma almeno per un po’ i riflettori si sono spostato sul formaggio di produzione locale. O, meglio, su una selezione che lo chef pare abbia impiegato due anni prima di trovare degna del locale.
Per chi passasse da quelle parti, sembra che il formaggio giapponese migliore si produca nell’Hokkaido, per la precisione a Sarabetsu. Da laggiù viene ad esempio il simil-gouda di ispirazione olandese raffigurato qui a fianco.