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Formigoni, Daccò e Simone: 'C'eravamo tanto amati' - Il Fatto della Settimana
Creato il 26 aprile 2012 da Matteviola90"Formigoni è finito nell'occhio del ciclone per la liaison dangereuse con Daccò e Simone. Il Governatore lombardo garantiva il finanziamento della Regione alle cliniche che si avvelevano della consulenza di Daccò, ed in cambio quest'ultimo pagava al Formiga viaggi, vacanze e cene. Di questo e molto altro parleremo nel Fatto della Settimana"
Ecco l'articolo:
Accuse rivoltegli dagli amici, smentite, autodifese imbarazzanti, dichiarazioni rimangiate e continuamente ritrattate. Si potrebbero riassumere così le ultime settimane di Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, pidiellino ed iscritto al movimento Comunione e Liberazione. Il Governatore lombardo per il momento non è indagato, sia chiaro. Però, certe dichiarazioni ed accuse rivoltegli, in un paese normale, ne avrebbero decretata la morte politica. “Il Formiga” invece pare tutt'altro che morto. Anche perché è sostenuto da un Consiglio Regionale di “tutto rispetto”: un consigliere su otto risulta indagato...figuriamoci quindi se il Consiglio si scandalizza davanti alle accuse rivolte al proprio Presidente. Di sfiduciarlo non se ne parla neanche, per ora. Comunque, nell'occhio del ciclone, in queste settimane, è finita la liaison dangereuse instaurata dal Governatore con il famoso Pierangelo Daccò e con l'ex assessore alla Sanità per la Regione Lombardia, Roberto Simone, grande amico di Formigoni e anche lui membro di Comunione e Liberazione (così come Daccò). Il “processo mediatico (così l'ha definito il Governatore)” è iniziato quando Daccò e Simone sono stati accusati di aver fatto sparire 70 milioni di Euro dai fondi della Fondazione Maugeri. Simone (già arrestato ai tempi di Mani Pulite), insieme a Claudio Massimo, Gianfranco Mozzali, Costantino Passerino, è finito in carcere. Daccò aveva anticipato i tempi invece, ed aspettava i suoi degni compari a San Vittore: infatti, è in carcere dal 15 novembre 2011, con l'accusa di concorso nella bancarotta, relativa al quasi-crac del San Raffaele e dal 13 dicembre 2011, accusato anche di associazione a delinquere, nella solita indagine relativa alla clinica di Don Verzè (ed adesso ovviamente, si dovrà difendere anche nell'indagine relativa ai fondi neri della Fondazione Maugeri). Il Formiga continua a ribadire che i giornali non possono fargli un processo e soprattutto che “L'amicizia non è un reato, anzi è il segreto della vita buona”. La volontà dei media però non è quella di criminalizzare l'amicizia tra Daccò, Simone e Formigoni, ma quella di mettere in risalto i rapporti di affari fra i tre, legati insieme da un sistema di lobbismo. Anzi, lobbismo al cubo! Un do ut des incredibile tra il Presidente della Regione, l'ex Assessore e il super-faccendiere (Daccò). Il sistema Formigoni-Daccò-Simone si reggeva in piedi sui finanziamenti erogati dalla Regione alle cliniche private che si avvalevano delle consulenze di Daccò e lo pagavano profumatamente; in cambio il super-faccendiere e Simone (soprattutto il primo) regalavano al Formiga viaggi, cene pagate e ospitate sulla sua barca. Poi, Gli ospedali privati che collaboravano con Daccò pagavano le fatture da lui emesse, considerate false sia dai pm, sia dal commercialista del super-faccendiere, Grenci. L'ammontare totale di ogni fattura si aggirava intorno al 10% del finanziamento ricevuto dalle cliniche. Una volta ricevuto il pagamento, il super-faccendiere spediva i soldi su conti svizzeri e dava metà di questi all'amico di Simone. Per le cliniche lombarde che non riuscivano a reperire il finanziamento della Regione, bastava rivolgersi a Daccò ed assumerlo come consulente. A questo punto l'arrivo dei soldi pubblici era scontato. Solo negli ultimi tre anni, la Regione ha erogato 176 milioni per le cliniche, e di questi ben 80 sono finiti alla Fondazione Maugeri ed al San Raffaele. Entrambi gli ospedali privati si avvalevano della consulenza del super-faccendiere...casualmente. Come testimoniato da Costantino Passerino (che non è un comico, come il nome può far sembrare, ma è il direttore amministrativo della Fondazione Maugeri), Daccò era influente sul reperimento dei finanziamenti perché godeva dell'amicizia con Formigoni, di una forte influenza sull'assessorato alla sanità e una posizone di “tutto rispetto” nel movimento Comunione e Liberazione. Insomma, il super-faccendiere, grazie al suo status sociale,era l'asso pigliatutto dei finanziamenti regionali alle cliniche private. Fra le tante spese, sostenute da Daccò per soddisfare i vizzi del Formiga, ci sono quelle sostenute per il capodanno 2009: biglietti aerei per un totale di 8000 € (destinazione prima Parigi, poi Caraibi con volo privato, sempre pagato da Daccò), e soggiorno all'Altamer Resort, un posto situato nell'isoletta Anguilla (Caraibi, appunto) da 45.000 Euro a botta (extra esclusi); il viaggio è stato pagato sia al Governatore, sia all'amico e collaboratore Perego. L'anno dopo, il copione si è ripetuto, ma questa volta a sfruttare i favori del super-faccendiere ci ha pensato il fratello di Roberto, Carlo Formigoni. Poi Daccò avrebbe sostenuto molte altre spese per “abbuonirsi” il Formiga e compagnia: queste sono documentate nelle carte d'inchiesta della Procura di Milano e le possiamo trovare tra le “Spese per pubbliche relazioni” del super-faccendiere. Tra queste si notano 4.000 € all'enoteca di Azora, 3.000 € per una serata al Billionaire di Briatore, 1.200 € da Pedrinelli, 26.582 € ad un ristorante milanese, 12.000 € spesi in una sola serata all'Antica osteria di Cosinetta, 15.000 € al ristorante Lo Squero e 3.000 € all'hotel Le Meridien. Non è detto che di tutto questo lusso, pagato con la carta di credito di Daccò, ne abbia approfittato Formigoni. C'è da dire però che le accuse della moglie di Antonio Simone, Carla Vites, sono significative. La Vites, in una lettera scritta al Corriere e in una intervista, ha dichiarato che molte di queste spese sono state sostenute dal super-faccendiere, per soddisfare i vizzi del Presidente della Regione Lombardia. Poi la Vites accusa Formigoni di essere il “cagnolino al guinzaglio” di Daccò e di aver ricevuto veramente di tutto da lui, in cambio dei finanziamenti alle cliniche private. Quanto è strano il Formiga: è un memores domini, quindi ha fatto un voto di castità, POVERTÀ e obbedienza, ma va in vacanza in posti superlussuosi, dove di povero c'è ben poco. Poi la Procura di Milano indaga anche su una casa in Sardegna venduta da Daccò (tramite la società gestita dalla figlia, la Limes) a Perego (il collaboratore e amico del Formiga), a prezzo bassissimo, poco prima che il super-faccendiere fosse arrestato. La trattativa si sarebbe conclusa sulla base di 1,5 milioni di Euro. Questa villa era stata costruita dalla Limes insieme ad altre tre abitazioni, solo che le prime due furono vendute tra il 2006 e il 2007 (una venduta a 5,7 milioni a lavori ultimati, l'altra a 1,4 milioni a lavori in corso: entrambe però a società off-shore, quindi non si conoscono il nome dei proprietari), mentre per la terza non si presentarono compratori o affittuari. Secondo la Procura quindi, l'abitazione sarebbe stata tenuta libera da Daccò, per ospitare gratuitamente i compagni di affari. Anche perché sarebbe insensato pagare migliaia di Euro di tasse su una casa inutilizzata. Tempi, modalità e prezzo di vendita farebbero sorgere dubbi a chiunque. Anche il Formiga era uno di quelli che sfruttavano gratuitamente la villa del lobbista? Non lo sappiamo. L'unica cosa che possiamo dire è che qualsiasi persona vicina a Formigoni è indagata o finita nell'occhio del ciclone. Quindi le opzioni sono due: o il Governatore era a conoscenza delle malefatte dei suoi amici, ed allora anche se non lo si può accusare giuridicamente (per adesso...), andrebbe sfiduciato e non rivotato (l'opzione in questione è probabilissima, quasi certa, certa); oppure è un totale incompetente (e non lo è, perché almeno a livello contabile, la Regione Lombardia è ben amministrata) e non sa riconoscere i buoni, dai cattivi (Daccò e i Simone) ed allora andrebbe sfiduciato a maggior ragione, perché un governante deve sapere benissimo con chi ha a che fare. Sarebbe bello ricevere in regalo viaggi e soggiorni, senza dare nulla in cambio (come il personaggio interpretato da Benigni, in “To Rome with love”). Sarebbe bello andare a letto senza chiudere la porta ed anziché ricevere la visita di un ladro che ti svaligia casa, svegliarsi la mattina trovando due biglietti per Parigi, altri due per un volo privato per i Caraibi e due inviti per soggiorni gratuiti in un resort nelle isole Caraibiche. Anche un lombrico si chiederebbe cosa c'è dietro...ripeto, il Formiga non è indagato, ma in attesa di nuovi risvolti, tutti i fatti citati finora lo inguaiano politicamente. Almeno gli elettori svegli, spero abbiano capito molte cose. La posizione del Governatore non migliora poi se si considera la sua particolare autodifesa: la scorsa settimana un giorno dichiarava una cosa e quello dopo la smentiva. In pochi giorni le versioni fornite dal Formiga sono state moltissime e contrastanti, tanto da respingersi tra loro. In ordine di pronuncia: “Conosco Daccò da molti anni, ma non ha mai avuto rapporti direttamente con me, ma con l'assessorato”; “Daccò è mio amico”; “Non ricordo dove ero (il Capodanno 2009, ndr), devo guardare le mie agende”; “Non ho nulla da rimproverarmi sulla vicenda vacanze, io non ho pagato niente a Daccò e lui non ha pagato niente a me”; “Erano vacanze di gruppo (per giustificare le vacanze con Daccò, ndr). Il giornalista del Corriere non è mai stato in vacanza in gruppo (rispondendo al giornalista che lo incalzava sulle vacanze, ndr)? C'è stato sempre da solo? E allora è un uomo triste, sfigato e malinconico (a parte che è più sfigato il Formiga che tutti i lombardi messi insieme, e per capirlo basta guardare come si veste, ndr)”. Poi Formigoni, per rafforzare la sua linea difensiva, ha scritto al giornale “Tempi”, da sempre vicino al movimento Comunione e Liberazione. Nella lettera viene fuori il vittimismo formigoniano più estremo (vi consiglio di leggerla, la potete trovare sul sito del giornale Tempi). Il Formiga si fa le domande e si risponde da solo: “Le ricevute dei rimborsi delle spese anticipate da Daccò? Non le ho tenute, lo ho buttate; scusate è un reato?”. Poi conclude: “Inutile dire che non mi dimetterò: sarebbe da irresponsabili piegarsi al ricatto dei calunniatori e dare soddisfazioni a lobby a cui sembra non importare niente del dramma della crisi che sta devastando l'Italia e a cui non interessa soltanto la mia poltrona per i loro affari di potere”. Inutile dire che le lobby le ha avvantaggiate lui stesso, perché Daccò era una lobby, anzi La Lobby nel settore della sanità lombarda. Questa vicenda, fatta di amicizie piene di interessi tra politici e super-faccendieri, mi ha fatto tornare in mente una storia che sta agli antipodi di questa: quella del grande statista Cavour. Cavour un giorno scrisse una lettera all'amico Urbano Rattazzi, nella quale esprimeva il suo imbarazzo per aver ricevuto in regalo un trota pescata in acque statali, quindi di proprietà del demanio statale. Oppure, un'altra volta, il banchiere ed amico Rotschild gli propose una speculazione finanziaria su alcuni titoli: lo statista torinese ringraziò il banchiere come amico, ma lo redarguì come presidente del Consiglio perché la proposta di Rotschild, se accettata, avrebbe fatto cadere Cavour in un lampante caso di conflitto di interessi. Cosa andavano a pensare questi grandi governanti! Formigoni invece, imparagonabile con Cavour, non ci ha pensato due volte a soddisfare i suoi vizzi a spese di Daccò. E di certo non si è fatto dare una trota o un consiglio su investimenti finanziari, ma molto di più. Questo paragone, che non si regge in piedi, serve solo per capire quanto sia cambiata la politica e come siano diversi i politici. Quella della politica italiana poi, è una parabola discendente senza fine! di Simone Ferrali
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