di Rina Brundu. Andiamo con ordine e partiamo dalla fine che non si sa più che pesci pigliare. La mezza parolaccia (specifico perché con un titolo così costruito potrebbe non risultare chiaro, la mezza parolaccia a cui faccio riferimento è “calcio in c..”) non è la mia. A leggere l’Ansa sarebbero testuali parole dell’imprenditore triestino Marcello De Finizio scandite mentre difendeva il suo “diritto” a restare in cima alla cupola di San Pietro dove si è arrampicato nella giornata di ieri (non era comunque nuovo all’impresa) per elevare la sua fiera protesta: “Non sono un pazzo suicida, sono solo disperato. Scenderò solo se il governo si impegna a convocare subito un tavolo con i rappresentanti dei balneari. Questa storia deve finire, l’Italia deve ripartire. Finora ci sono state solo promesse, hanno fatto solo tagli. Ho parlato al telefono con dei ministri, ma non scendo per ricevere solo una pacca sulla spalla e un calcio in c…, come sempre”.
Se tanto mi da tanto, e basandomi sulle probabilità che ha un qualunque cittadino italiano di essere effettivamente aiutato da un politico (tecnico o professionista che sia), non escludo di ritrovare De Finizio aggrappato al Cupolone per il prossimo passaggio della cometa di Halley. Che a dire il vero lui ha pure messo le mani avanti e avrebbe chiesto asilo politico al Papa. Dico io, visto che c’era non avrebbe fatto meglio a rivolgersi direttamente a Nostro Signore? Con questi “giorni del Corvo” che corrono, infatti, anche Sua Santità potrebbe avere altro da pensare. Ma se De Finizio piange gli abitanti di Anagni, leggiadra cittadina in provincia di Frosinone, nota per avere dato i natali a 4 pontefici e ad un tesoriere del PDL, non ridono. Che pure ai casini ci sono abituati e sanno affrontarli di conseguenza. Basti pensare a come si comportarono quando Giacomo Colonna (detto Sciarra) schiafeggiò Papa Bonifacio VIII prima che gli emissari di Filippo IV di Francia lo costringessero a detenzione forzata dentro il suo stesso palazzo; di fatto, furono proprio gli anagnesi a liberarlo….
Se tanto mi da tanto non credo che intendano riprovarci con una presa-di-regina-coeli per liberare Franco Fiorito. Au contraire, non voglio neppure pensare a cosa potrebbero fargli se lo avessero tra le mani: gli imprevisti della notorietà! Che gli anagnesi dovrebbero comunque dormire sogni tranquilli. Il problema, infatti, anche a giudicare da ciò che si è visto ieri sera su RAI TRE, nel programma BALLARO’ condotto da Giovanni Floris, è lungi dall’essere confinato in quel dello storico entroterra laziale. Tuttavia, in altri tempi, guardando il siparietto televisivo messo su da Roberto Formigoni, attuale Presidente della regione Lombardia (siparietto costruito con un antipasto a base di reiterate liti con Crozza, un primo condito di infinite e inconcludenti discussioni stile vecchio impero politico con Gianfranco Fini, e un secondo spruzzato di interventi ad oltranza tesi a difendere l’indifendibile), si sarebbe detto che il problema è sistemico, che il problema è culturale, che il problema è un problema di leadership. Per come la vedo io oggi come oggi, mentre la terra trema, la siderurgia produce veleno e disoccupazione, gli scandali da-furbetti-del-quartierino infuriano, la vera politica si è anch’essa arrampicata sul Cupolone e sta a guardare, la faccenda è diversa….
Se tanto mi da tanto, infatti, questo è semplicemente il tempo dei calci in c…. Tempo di darne, però!
Featured image, dipinto cha ritrae proprio il momento in cui Sciarra Colonna sequestra Bonifacio VIII di Alphonse-Marie-Adolphe de Neuville (1835–1885).
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