Formula 1: Domenicali si dimette, arriva Mattiacci
Stefano Domenicali dà le dimissioni dal team Ferrari Formula 1, dopo 23 anni in Ferrari di cui 7 nella massima categoria di agonismo automobilistico. I tifosi sono molto inclini verso il “finalmente”, vista la continua sequenza di vittorie mancate per un pelo, sfociate ormai in prestazioni da metà classifica. Al suo posto arriverà Marco Mattiacci, CEO di Ferrari Nord America dal 2010 e, prima ancora, numero uno di Ferrari Asia Pacific.
Chiunque segua la Formula 1 ha sicuramente notato, negli anni passati, i grossi errori strategici che si commettevano al box Ferrari, di quegli strafalcioni che anche noi strateghi da divano riuscivamo ad evitare. Purtroppo, però, c’è da ammettere che quegli errori sono lontani; appartengono, infatti, ad un’era di peccati veniali di gioventù, che divenivano evidenti quando si ripercuotevano su una macchina competitiva, con piloti dal grande talento. Oggi, invece, abbiamo due campioni del mondo, che non pensano alla gara ma al campionato forti di grande esperienza. La solidità di Alonso e, da qualche gara, di Räikkönen mettono maggiormente in luce l’inferiorità tecnica del Cavallino che difficilmente potrà essere risolta a colpi di “commercialisti”. Forse, per rivedere i podi dipinti di rosso ed ascoltare l’Inno di Mameli a fine corsa, avremmo bisogno di tecnici capaci, in grado non solo di spronare i propri colleghi a fare meglio, ma soprattutto con il know-how necessario per essere una componente attiva dello sviluppo dell’auto. Probabilmente, il declino ingegneristico della monoposto di Maranello è figlio di una filosofia dello “scarica-barile” in cui, per una suddivisione a compartimenti stagni delle competenze, chi è a bordo pista è troppo lontano da chi progetta e testa. Un team che funzioni, invece, deve agire come un unico organismo per sviluppare un’auto in grado di schiacciare la concorrenza in quanto a genialità, altrimenti che italiani siamo?!
Di certo, non possiamo addossare colpe al povero Mattiacci, che la divisa in rosso non l’ha ancora messa, ma forse l’intento di questo cambiamento è trasformare un 10° posto in un 5° con una migliore gestione della strategia (ammesso e non concesso che sia possibile) e delle menti dietro i progetti. Ma è questo il risultato che noi tifosi ci aspettiamo? Il mito Ferrari non gira intorno ad un 5° posto, ma nasce solo quando si riesce ad essere sempre più veloci di chiunque altro, e in questo campo la strategia non può niente, l’unica arma è l’ingegneria.
Per evitare fraintendimenti, l’intento non è screditare chiunque occupi uno di questi ruoli chiave nel modo delle corse automobilistiche senza competenze ingegneristiche, anzi, storicamente la gestione dei team non è mai stata in mano ai progettisti; tuttavia, se pensiamo all’ultimo periodo, la supremazia tra i cordoli e nelle classifiche non arriva più dall’attenta scelta della gestione in senso stretto, le vittorie derivano dalle soluzioni tecniche più raffinate ed attente partorite dal “Ross Brawn” di turno. Le Formula 1 sono l’eccellenza tecnica che si può pensare e produrre, e tali devono essere. Non è possibile pensare che le dimissioni di Domenicali possano portare ad una Ferrari migliore senza rimettere mano al reparto ingegneristico del team.