Ci sono film che hanno uno strano percorso. Alcuni diventano dei cult, a prescindere da quella che è la loro effettiva bellezza, altri invece finiscono per diventare più importanti che belli, per quello che hanno segnato col loro passaggio. Il restante invece sono quei film che, volente o nolente, sono così ricorrenti nella vita di ogni persona che finisci col vederli per forza. Forrest Gump per me è appartenuto a quest'ultima categoria. Lo vidi che andavo ancora alle elementari in televisione, visione che fu replicata nel medesimo modo un numero inenarrabile di volte, fino a che non si aggiunsero altre proiezioni propinateci da una mia insegnante delle medie che era fissata con questo film. Le avventure del buon «Mi chiamo Gump, Forrest Gump» quindi mi hanno accompagnato per quasi tutta la mia vita, cosa che mi ha permesso di valutarlo con occhio più critico. valutando il giudizio in base al mio crescere e maturare. E non è poco, se ci pensate. Questo dimostra che le cose, per quanto rimangano sempre lì, con le stesse scelte di sceneggiatura, gli stessi tagli registici e le idee di montaggio, nonostante tutto finiscono per cambiare, dimostrando che nulla è immutabile. Cambia l'occhio di chi le guarda, in base alla propria maturazione e a ciò che la vita gli ha permesso di imparare. Cosa non da poco se pensiamo che parliamo di una pellicola che alla fine, a conti fatti, parla proprio della vita e del comune esistere.
Forrest Gump nasce con un ritardo mentale (il suo QI è sotto la media nazionale e rischia di non essere ammesso alla scuola pubblica) eppure, nonostante tutti i deficit fisici e psichici, riuscirà a condurre la più incredibile delle vite. Tutto questo spinto dalla sua visione semplice e cristallina del mondo, insieme all'amore verso la bionda Jenny.
Questo è sicuramente un film che, a suo modo, ha segnato una parte della storia del cinema. Frasi come la già citata «Mi chiamo Forrest, Forrest Gump», «Stupido è chi lo stupido fa», «Devo andare a salvare Bubba» oppure quella tiritera su come la vita sia come una scatola di cioccolatini sono conosciute in tutte le parti del mondo e sono state riprese in innumerevoli citazioni e parodie - ecco la chiave del vero successo, quando iniziano a prenderti per il culo, vuol dire che ti conoscono tutti. Io stesso le ho citate in numerose occasioni e non mi vergogno ad ammettere che da piccolo questo era uno dei miei film preferiti. Perché questa è una storia che ha tutto quello che ci vuole per farsi apprezzare soprattutto dai più piccoli, a cominciare da un personaggio che intellettualmente è vicino a loro insieme a una serie di eventi che segnano un ideale percorso di crescita. che fa vedere come anche il più piccolo di noi possa essere un punto individuale e non di attracco in quel grande fiume che è la Storia. Poi però successe qualcosa: iniziai a crescere. Iniziai anche a informarmi circa la politica ed a vedere i film con occhio nuovo, stando attendo non solo alla trama, ma anche ai messaggi e alle idee che questa voleva veicolare. Fu così che iniziai a notare come questo film fosse quanto di più americano potesse esistere al mondo. Il che in sé non sarebbe nulla di male, io non sono razzista e non ho nessun motivo per avercela con l'America e gli americani, ma ho tutte le motivazioni (ideologiche) per avercela contro una certa corrente di pensiero americana, che personalmente trovo abbastanza ottusa e ipocrita. Forrest Gump per certi versi è quindi un film per americani innamorati del fatto che sono americani, un film dove vogliono insegnarti come anche chi ha tutte le sfighe del mondo, se armato di buona volontà, riesce ad averla vinta sulla vita. L'American dream aveva una nuova icona non più nel classico immigrato che veniva dal nulla per reinventarsi da zero, ma da un personaggio borderline come un minorato mentale. Lo stesso minorato mentale che nella società americana che qui si celebra sarebbe relegato ai margini della società, perché al buon Gump le cose sembrano accadere con una semplicità davvero irritante e a tratti davvero ipocrita, cosa che fa sembrare questo film quanto di più furbo e ruffiano sia stato mai fatto. E' un aspetto fondamentale che non può essere sottovalutato e che a mio modesto parere impedisce a questo film di essere il capolavoro che molti dicono. Fondamentalmente, è una fiaba. Una fiaba semplice e molto ipocrita, quindi come tale va presa. E se si sottostà alle regole basilari, può risultare anche piacevole. Robert Zemekis non è uno sprovveduto, è uno che, a discapito della qualità finale dei suoi lavori, il cinema lo sa fare. E pur con una storiella come questa, fatta da quello che sembrerebbe essere un americano fiero del fatto di essere americano, riesce a sfornare un lavoro tutto sommato dignitoso che, nonostante la grande ingenuità che ne sta alla base, regala alcuni momenti davvero memorabili e pregni di una dolcezza che ad alcuni - e segretamente pure a me - potrà davvero piacere. Alla fine sono pochi i film rivolti al grande pubblico che sono riusciti a immettere nello stesso insieme i fatti ed i personaggi salienti della storia americana (a me le scene in cui Forrest è nei tiggì insieme a Kennedy e Nixon fanno sempre scompisciare) collegandosi in maniera poco meccanica a una storia di fiction, e questo, tutto sommato, è un merito non indifferente. Un merito un po' blando, diranno alcuni, che sicuramente non giustifica l'Academy per aver premiato con l'Oscar come miglior film questo e non il magnificerrimo Pulp fiction di zio Quentin, ma queste personalmente le vedo come cause esterne che non vanno a sommarsi ai demeriti di un film al quale, purtroppo, per certi versi è facile dare un peso anche eccessivo.Alla fine mi rimane solo un dubbio: se la vita è come una scatola di cioccolatini, come fai a non sapere quello che ti può capitare se i cioccolatini sono disegnati sulla confezione?Voto: ★★★