Published on ottobre 6th, 2014 | by radiobattente
0Un film di qualche anno fa racconta la storia di Forrest Gump, un bambino, ormai adulto, che da una panchina ripercorre le tappe fondamentali di una vita straordinaria: la sua. Affetto da una lieve disabilità fisica e cognitiva, Forrest attraversa da protagonista le principali tappe della moderna storia americana.
Quel film, vincitore di sei premi Oscar, non smette per un attimo di ricordarci che i miracoli accadono ogni giorno, nonostante i limiti insiti in ognuno di noi e che in Forrest trovano già accenno in quel cognome che in traduzione italiana vuol dire “sciocco”. Il pensiero secondo il quale il nostro nome rivela chi siamo o, in parte, chi saremo, viene da lontano.
Già gli antichi Romani ritenevano che il destino (omen) fosse scritto nel nomen di una persona.
E lo stesso pensiero sembra aver orientato i genitori di Vincent nella scelta del nome da dare al loro primogenito. Vincent, il primo bambino al mondo nato da un utero trapiantato, ha visto la luce in Svezia il mese scorso grazie ad un utero donato alla sua mamma 36enne, nata senza, da un’amica di famiglia, ormai in menopausa.
Vincent, con quel suo nome da combattente, ha vinto in partenza la sua partita con la vita, venendo alla luce contro qualsiasi speranza dei medici che hanno seguito il lungo cammino che ha portato alla sua nascita.
L’immagine che quel frugoletto di 1 chilo e 800 grammi di speranza consegna al mondo è quella di una manina raggrinzita saldamente ancorata al ventre appena scoperto di sua madre.
Un’immagine che rivela un attaccamento alla vita che soltanto chi ha rischiato di perderla prima ancora di possederla può mostrare. «È stato un viaggio piuttosto difficile durato anni, ma ora abbiamo con noi il bambino più incredibile. Non è diverso da qualunque altro, ma avrà una bella storia da raccontare» ha riferito il padre di Vincent.
Una storia, che, come quella del celebre Forrest Gump, restituisce la speranza di poter superare i limiti che la natura ci ha imposto.
Clelia Incorvaia
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