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forse fa peggio

Creato il 02 febbraio 2011 da Gaia

Ieri ho visto Qualunquemente di Antonio Albanese, non faccio una recensione perché ce n’è una su OndaCinema che condivido, se vi interessa vi invito a leggere quella. E’ un film divertente in senso lato (godibile, a tratti fa ridere, ben fatto, sicuramente intelligente), ma che in fondo lascia una grande amarezza, per quanto è vero. Non so se consigliarlo o meno: chi è sensibile a questo tipo di denuncia, sa già e ha già capito, chi approva un certo modo di fare politica, un certo costume, non trova poi così gravi i comportamenti mostrati nel film; potrebbe addirittura affezionarsi al personaggio di Albanese, che fa ridere e vince nonostante sia moralmente ed esteticamente ripugnante sotto tutti i punti di vista. Ed è proprio qui il problema. Ieri parlavo con degli amici, e si diceva di come il tentativo di denunciare una realtà, come può fare il film in questione, o il documentario Il corpo delle donne, proponendone la visione di un concentrato esasperato con lo scopo di portare alla nausea, rischi di essere controproducente. Un film volgare, ma divertente, una lunga carrellata di corpi femminili esposti come oggetti, non rischiano di creare nello spettatore, più che la nausea, l’appetito per le stesse schifezze contro cui vorrebbero scagliarlo? Questo è un punto un po’ sfuggente, e indimostrabile, ma l’ho sperimentato io stessa. In inglese c’è un’espressione, guilty pleasure, che si può riferire a un prodotto artistico che sappiamo essere da certi punti di vista scadente o esageratamente commerciale, come un video pop, un episodio di Sex and the city, e così via, ma che ha comunque un certo fascino ed è divertente, così che ce lo concediamo, sapendoci comunque superiori, come sfizio. Il punto è che poi magari ci viene voglia di averne ancora… Naturalmente, il caso di Cetto La Qualunque è diverso: qui si tratta di un uomo che parla con nonchalance di eliminare fisicamente avversari politici, orgoglioso evasore, più che maleducato profondamente cattivo, e intollerabilmente maschilista – quindi non solo trash, ma vera immoralità (e non mi addentro neanche nella relazione gusto-morale..). Eppure, ci sono qui una serie di confini così sottili da diventare invisibili, e alla fine non sappiamo da che parte stiamo dell’uno e dell’altro. Più volentieri guardiamo uno sketch di Albanese che un discorso di un politico serio ma magari pesante; i giornali che gridavano allo scandalo su Ruby e compagnia bella, erano sempre pieni di foto di belle ragazze, e chi non si è divertito a leggere le schifezze di Arcore e gli infiniti commenti? Fermandoci a guardare il fango è finita che siamo tutti sporchi, e se ci fosse anche un po’ piaciuto?

Allora con questi amici di cui dicevo, abbiamo più o meno concluso che l’antidoto alla bassezza, al rincoglionimento televisivo, al trash e alla volgarità non è esasperarla allo scopo di provare disgusto, ma guardare direttamente altrove. Io finora avevo vissuto più possibile così: cercavo letture stimolanti, profonde, non guardavo mai la televisione, cercavo di rifuggire dalla volgarità dilagante trattandola da cosa a me estranea piuttosto che analizzandola e denunciandola… e vivendo così, detta volgarità cessa di esistere da sola. Non pensavo a come spiegare che era orribile, che era sbagliata, perché nel mondo in cui vivevo, dite quello che volete sul mio snobismo, non ce n’era proprio. Chi conosce l’arte vera, chi ammira personalità contemporanne o passate mosse da veri ideali, chi cerca il meglio in ogni campo e non ha tempo per il resto, prova un naturale orrore nei confronti della bassezza appena la vede. Non serve cercare di nausearlo esasperando una situazione, perché sa già. Chi non conosce che i Cetto La Qualunque di questo mondo, invece che schifarli come vorrebbe Albanese, può finire per abituarcisi al punto di amarli.


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