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Forse oggi sta finendo il G8

Creato il 18 maggio 2011 da Albertocapece

Forse oggi sta finendo il G8Sono passati dieci anni da quel maledetto luglio del 2001. Dieci anni in cui non si è fatta giustizia e soprattutto non è riusciti a capire  bene e a provare come, perché e per volontà di chi si sia arrivati all’inferno della Diaz che secondo Amnesty è la più vasta repressione di massa della storia europea recente.

Ora un libro di Vittorio Agnoletto e Lorenzo Guadagnucci, “L’eclisse della democrazia” svela che dopo i fatti di Genova i responsabili della polizia offrirono una specie di accordo ai pm che si occupavano dell’inchiesta: voi non indagate sulle forze dell’ordine e noi lasciamo perdere le indagini sui manifestanti. Un patto scellerato all’interno di una guerriglia condotta contro le indagini e che ci parla si una società arcaica, costruite sopra legami di clan, di casta, di colleganza di corporazione a cui ancora oggi va immolata la verità pubblica. E anche la pubblica degenza

Andrea Camilleri nell’introduzione al volume sostiene una sua tesi: che i fatti di Genova costituirono un tentativo di golpe con una regia tutta politica, un tentativo fortunatamente  fallito. Ma probabilmente lo scrittore attribuisce a quei politici che poi sono gli stessi di oggi, una lucidità, una determinazione, ma anche un coraggio che non appartengono loro.

La verità più banale e forse più cinica è che a Genova si vollero sperimentare tecniche di impaurimento e repressione, destinate a trovare i modi per ammutolire la società e “lasciarlo lavorare”. C’erano molte cose da far accettare al Paese, dalla precarizzazione del lavoro, alla deindustrializzazione, alla manomissione delle regole, allo scasso della pubblica amministrazione e alla discesa dei salari. Genova fu l’occasione di colpirne centomila per educarne qualche milione, educarli al silenzio e all’assenso.

Naturalmente sullo sfondo c’era il progetto di svuotare la democrazia, lasciandone intatto il guscio: l’intimidazione si sarebbe saldata in modo sinergico col monopolio mediatico nella sua funzione di persuasore e distrattore non occulto e con i caratteri  corporativi e familistici già presenti nella società italiana.  Ciò che non funzionò fu proprio l’eccesso della repressione – quando si è cialtroni, lo si è in tutto –  che portò Genova alla ribalta mondiale suscitando scandalo e inquietudine. E anche una reazione di ripulsa.

Infatti negli anni successivi la strada è stata sempre quella, ma attuata a piccoli passi, cercando di dividere e di segregare le persone nel loro universo individuale, intimidendo a macchia di leopardo, ora una categoria ora un’altra, ora una professione, ora una presenza in piazza.

Al limite si può parlare di un golpe lungo che, facendo gli scongiuri, si è arenato a causa di nuove esagerazioni nella difesa di un uomo e di un gruppo di potere, collegato a un rapido declino del Paese determinato dall’assenza di idee e di prospettive pressoché totale.

Chissà, a dieci di distanza sarebbe ora di tornare a Genova a testimoniare il fallimento di quelle prove d’ordine e forse a festeggiare la fine dell’incubo.


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