Magazine Diario personale

Forse qualcosa resta

Da Miwako
FORSE QUALCOSA RESTA
Sorseggio un orzo caldo, ascolto musica prima sconosciuta e respiro l'aria intrisa di pioggia e di una vaga tristezza. La finestra spalancata, lascio entrare qualcosa di nuovo, o forse aspetto che qualcosa esca. Ho visto il suo viso ed è stato come vedere ciò che resta di LEI. So che non si tratta di LEI ma di sua madre, come sono sempre stata consapevole della somiglianza impressionante tra di loro, ma era una cosa a cui mi ero abituata col passare degli anni, una cosa quasi piacevole nella misura in cui mi ha sempre fatto sentire quella connessione con qualcuno che non c'è più. Ma oggi, quella smorfia, quel sorriso buffo che era solo SUO, per un istante, una frazione di secondo, breve e improvviso come una stella cadente, ha attraversato il suo volto, ed è stato come uno squarcio nella pancia. E lei è diventata LEI. E la madre è diventata la figlia. Siamo tutti figli delle nostre madri. E a volte, quando la vita è particolarmente ingiusta, ciò che resta di noi non sono i nostri figli, ma le nostre madri, custodi silenziose di una dolorosa eredità antecedente e postuma alla nostra esistenza. A volte avanti non si può andare, perchè la vita ti ferma prima. E allora non resta che guardare indietro, ciò da cui siamo stati generati è ancora li, anche quando noi non siamo più, quindi in qualche modo siamo ancora, anche quando non siamo più. O forse è solo questione di punti di vista, il mio nel caso, di chi nonostante il cinismo reiterato e convinto nei confronti di ciò che riguarda la morte e la supposta vita dopo la morte, si concede ogni tanto l'imperdonabile lusso di pensare, nelle profondità abissali dell'anima, negli anfratti più nascosti e inesplorati dell'ES, che forse qualcosa resta. Sempre.

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