Sono assolutamente consapevole che la stragrande maggioranza dei canicattinesi, soprattutto in un periodo di crisi economica come questo, considerano i temi che tratto decisamente marginali e secondari. Ma sono convinto, nella stessa misura, che è assolutamente sbagliato. Dal mio punto di vista anteporre una crescita culturale, anche in un periodo di crisi, sarebbe da traino al fine di uno sviluppo economico della nostra cittadina.
Forse si può fare
Senz’altro, il Rinascimento è stato, il periodo più interessante della storia (dato soggettivo), ma anche quello che ha regalato all’umanità il numero maggiore di personalità, tra le più’ importanti di questi 5000 anni di civiltà (dato oggettivo). Ed è stata pure l’unica fase storica in cui l’Italia ha espresso un’egemonia culturale. Citare qualcuno, di questi personaggi, sarebbe come fare un torto a tutti gli altri, tuttavia un uomo determinante in quella fase storica, sia nell’evolversi che nel diffondersi del fenomeno, fu sicuramente Lorenzo de Medici, se vogliamo una sorta di Sindaco della Firenze di quegli anni. Un mecenate, anzi il mecenate.
Questo anche a dimostrare che nessuna rivoluzione di natura culturale è realizzabile, se non riguarda, se non interessa anche il potere.
Quello che accadde in quegli anni, fu il risvolto e la conseguenza di tanti secoli bui, il medioevo, che è stato senz’altro un vero limite per qualsiasi forma di espressione umana, in sostanza, tolto il tappo è venuto fuori il meglio.
Se vogliamo proporre un parallelismo, è un po’ quello che è accaduto a Canicattini con l’avvento dell’era “amentiana“, all’inizio del 2000, che in realtà comincia nel 1993. Lungi dal voler esprimere un giudizio storico su questi e quegli anni, noi da contemporanei possiamo soltanto esprimere opinioni, punti di vista. Ed è quello che farò, consapevole del fatto che sarò oggetto di molte critiche, da ogni parte, e fin anche di essere ignorato.
La Canicattini di oggi è sicuramente una città diversa da quella di dieci anni fa, oltre ad una sostanza sociale diversa, e questo è indipendente da noi, in quanto ascrivibile alla naturale evoluzione dei tempi. Ha senz’altro un aspetto urbanistico più consono ad una città che aspira a diventare “ moderna “, ha una considerazione maggiore da parte dei Comuni limitrofi, vive un presente da protagonista, in molti settori, si è dotata di molte nuove regole (ma più che essere concepite per essere rispettate, rappresentano l’aspetto esteriore, “l’apparenza“. Tutta la politica del Sindaco si concretizza nell’apparire) ma soprattutto, oggi nella nostra città è presente uno sviluppo ed un fermento culturale che non ha precedenti nella nostra storia, e questo sia sotto l’aspetto quantitativo che qualitativo. Mi ripeto, ma è opportuno, soprattutto tra i giovani, è chiara, un’eccezionale capacità e potenzialità culturale, ancora inespressa.
E fin qui, in questa “rinascita“, indubbiamente il nostro Sindaco è stato determinante, è riuscito a coinvolgere in qualche modo l’intera città, a renderla viva e sotto alcuni aspetti protagonista. Tuttavia, si è limitato, se vogliamo, all’essenziale, creando di fatto figli e figliastri, il cui grado di parentela è direttamente proporzionale alla vicinanza con le posizioni del Sindaco.
Il vero limite e “difetto“ dell’azione politica del sindaco Paolo Amenta, è quello di essere rimasto fortemente legato, ancorato a vecchie logiche e schemi della peggiore politica del passato (e del presente). La politica vista esclusivamente come rapporto di forza. Questa è senz’altro una colpa, quasi inconsapevole, nel senso che storicamente e contestualmente la politica è questa, anche a Canicattini.
Ed è qui dove il Sindaco non ha saputo, e/o voluto, osare, cercando di cambiarla.
Appare, agli occhi di un osservatore interessato, che negli anni si è passati da un’iniziale rivoluzione culturale e politica, al mero tentativo, ben riuscito, di sostituire dei soggetti nella gestione del potere.
Si è verificato, da un lato, un forte accentramento dei processi decisionali, quasi esclusivamente nelle mani del Sindaco, e dall’altro, come naturale conseguenza, un appiattimento diffuso (oso dire sociale e non solo politico) verso le posizioni del Sindaco.
Chi vive dall’interno questi fenomeni, è chiaro che difficilmente ne coglie l’esistenza, gli effetti e le molteplici implicazioni, anche in considerazione del fatto che tutto si basa esclusivamente sui rapporti di forza, ed a prevalere è quella del Sindaco, che è il più forte. In un siffatto contesto di integrale contrapposizione, tra il Sindaco che esprime il tutto, ed il resto che è nulla, appare impossibile aprile un dibattito.
Occorre senz’altro un cambiamento di rotta, occorre che il Sindaco “osi“ nella direzione di quel cambiamento di cui, a parole, si fa portavoce “in prima fila“ a tutti i livelli. Tuttavia puntualmente non riesce ad attuarlo praticamente. Tutto ciò sarà possibile, nella misura in cui riuscirà a sganciarsi, ad abbandonare i vecchi schemi della politica.
Credo che i tempi per determinare questa svolta siano maturi, e penso soprattutto di non sopravvalutare nessuno, sostenendo:
1. Questo Sindaco rimane il migliore possibile per guidare questa rivoluzione;
2. I giovani canicattinesi sono pronti a rinunciare a qualcosa, di possibile ma improbabile, evitando di appiattirsi nelle posizioni del Sindaco, e questo vale tra chi è attualmente nella sfera del Sindaco e chi è all’esterno, ma che aspira ad entrare nella corte;
3. I meno giovani (eufemismo) sono nella condizione di adeguarsi, ed accettare una nuova concezione della società e della politica, anche in maniera attiva.
Il primo passo spetta al Sindaco, come un adulto che prende per mano un bambino, che nella sostanza vuol dire “COINVOLGERE LA CITTA’“, renderla partecipe delle scelte e protagonista assoluta di se stessa, mettendola al centro di tutto.
Un’Utopia? Un Sogno? Senz’altro, ma uguale e sovrapponibile a quello di venti anni fa, quando è iniziata l’era Amenta, inimmaginabile, se non in un sogno.
E quindi Sindaco, osa e facci sognare, come una volta sapevi fare bene, coinvolgendo la “gente“ non sui problemi personali, individuali, ma nel sogno di un cambiamento, che riguarda tutti, a cominciare da Canicattini e dai canicattinesi.
In tale direzione, ecco una proposta, che potrebbe apparire assolutamente una provocazione, di più un gioco: Il Sindaco, gli assessori ed i Consiglieri Comunali, una volta al mese nell’aula Consiliare si presentano ai cittadini, sia per rendere conto dell’azione amministrativa, sia per consentire ai cittadini di esprimersi, anche in un’ottica propositiva, oltre che critica, senza censure di alcun genere, rischiando e mettendoci la faccia.
Forse si può fare.
Paolo Giardina
Filed under: Amministrazione, Società Civile