Lo ammetto, la Forti è stata la mia squadra preferita quando da bambino giocavo al primo Formula One per Playstation. Sarà stato il nome, sarà stata la scocca completamente gialla che metteva allegria, ma fatto sta che sia con Diniz o con Moreno (ovvero i due piloti presenti in quella fortunata edizione del videogioco) riuscivo quasi sempre a vincere. La storia della Forti Corse però, non è un videogioco e le cose per la scuderia alessandrina erano un filino più complicate. Iniziò negli anni settanta nei circuiti italiani dove si correva la Formula Ford 2000, dove al primo anno di partecipazione il buon vecchio Teo Fabi conquistò il titolo, con una vettura fornita dalla Osella. Dopo alcuni anni in Formula 3, anni in cui la scuderia italica scopriva sempre nuovi talenti che sarebbero poi approdati in Formula 1 (Morbidelli, Naspetti e lo sfortunato Bertaggia), arrivarono stagioni con alti e bassi in Formula 3000, l'antesignana della GP2. Un mediocre 1994 in Formula 3000 e poi la squadra italiana, grazie anche al nostro munifico amico Pedro Diniz, si apprestò a compiere il grande salto in Formula 1.
Così, venne creata una vettura, che seppur con tutta la buona volonta del mondo, non riusciva ad ottenere performance degne di nota. Il campionato 1995, infatti le due gialle e simpatiche auto lo passarono tutto nelle retrovie e in due gran premi non riuscirono neppure a completare la distanza necessaria per classificarsi, vedasi San Marino 1995, dove arrivarono a 7 giri di distacco dal vincitore, e Argentina 1995, dove ne presero addirittura 9.Gli ingegneri italiani allora si misero di buona lena e disegnarono un nuovo musetto senza però ottenre nessun reale miglioramento. Beh, qualche miglioramento forse l'avevano apportato, visto che riuscivano quantomeno a classificarsi. Il punto forte della scuderia infatti era l'affidabilità, che nel 1995, con l'attuale sistema di punteggio gli avrebbe permesso di guadagnare 10 punti. Nel 1996 cambiarono gli interpreti, arrivarono gli italianissimi Luca Badoer e Andrea Montermini ma il risultato non cambiò. Anzi, peggiorò visto che in quattro delle dieci gare in cui si presentarò la scuderia italiana non riuscì a qualificare neanche una delle due vetture e, su venti iscrizioni totali, una Forti vide la bandiera a scacchi soltanto in 3 occasioni. Ce ne sarebbe stata una quarta, ma ancora nessuno sapeva che Luca Badoer si sarebbe rivelato uno dei piloti più sfortunati di sempre.
Siamo a Monaco 1996 e le due Forti si qualificano. Montermini viene messo fuori gioco dalla pioggia prima di partire e distrugge la sua monoposto. Badoer invece nonostante la pioggia, nonostante gli incidenti riesce a rimanere in pista, seppur ultimissimo e doppiatissimo. Ma in gara sono rimasti talmente in pochi che addirittura si può pensare a un arrivo a punti. Ma è proprio un doppiaggio a rovinare la gara del povero Badoer. Alle sue spalle arriva la Williams di Villeneuve che va a toccare la vettura dell'italiano. Ritiro per entrambe.
Il ritiro definitivo dalle corse arrivò invece quattro gare dopo senza nessun avvenimento degno di nota. Finì così la breve storia della Forti e proprio in quegli anni finì anche il periodi di ''quelli che ci provavano''. Finì l'epoca della Forti, della Lambo, dell'Andrea Moda, della Simtek, della Pacific, della Scuderia Italia, della Euro Brun e di tutte quelle scuderie che tanto piacciono a noi romantici. Negli anni successivi ci proveranno in pochi, ricordiamo la Super Aguri ma la chiusura delle iscrizioni e i costi diventati sempre più insostenibilii terranno fuori tutti e congeleranno le grliglie di partenza a quella decina di squadre che tutti conosciamo. Ah, quasi dimenticavo. Guido Forti è morto qualche mese fa. E si, ho dedicato a lui quella vittoria ad Adelaide (amo quella pista), dopo aver tolto la polvere dalla custodia.